Poso, so che sto posando, voglio che voi lo sappiate, ma questo supplemento di messaggio non deve minimamente alterare…la preziosa essenza della mia persona.
Roland Barthes
Al giorno d’oggi gli autoritratti sono alla portata di tutti grazie alle nuove tecnologie; i nostri social pullulano di selfie che ci ritraggono in varie situazioni. Ma da dove nasce ciò?
Tutto questo ha radici lontane; pioniere di questo fenomeno è stato Robert Cornelius nel 1839, il quale montò il suo apparecchio fotografico e non appena tolse il tappo e si catapultò davanti l’obiettivo, rimanendo immobile per circa un minuto, realizzò quel che è stato considerato il primo autoritratto fotografico della storia.
Cosa si nasconde dietro alla necessità di un autoritratto? Cosa vuole comunicare l’autore dello scatto? Quali e quanti significati può avere un autoritratto?
Proviamo a scoprirlo tramite i lavori di Mira Heo, fotografa di Seul – Korea, 30enne con dei tratti e lineamenti del viso così delicati e di grande bellezza da assumere le sembianze di una ragazzina.
Le sue fotografie sono composte in maniera semplice, non vi sono numerosi oggetti scenici, spesso sono del tutto assenti; il tutto è senza fronzoli ma diretto, di impatto visivo grazie anche alla scelta di inquadrature lineari, pronte a risaltare il suo viso, i suoi occhioni nocciola che racchiudono un mondo dentro, il suo.
Mira ha studiato comunicazione, design e fotografia, concludendo il suo percorso accademico nel 2009. Ha pubblicato un libro nel 2014 intitolato MIRA HEO 2007-2013, ha partecipato all’EyeEm Award Exhibition nella sezione ritratti, oltre che aver esposto i propri lavori non solo in Korea ma anche in Inghilterra e nei Paesi Bassi; le sue serie sono state pubblicate in numerosi magazine sia cartacei che online.
I suoi scatti vengono realizzati sia in analogico che in digitale, in un mix che racconta la sua vita e attraverso il quale, Mira mette in atto un processo di riflessione sulla sua persona, indaga il suo sé e le sue paure, i suoi obiettivi e la strada da percorrere per raggiungerli. Per l’ennesima volta la fotografia, così come diverse altre arti, risulta essere un percorso terapico per meglio conoscersi e affrontare la vita quotidiana. Un mezzo per portare in luce l’essenza della propria persona.
Quel che ho amato delle fotografie di Mira Heo è la forza delle sue composizioni e i colori che raccontano la sua persona; sono fotografie “luminose”, mai cupe, hanno toni vivaci che racchiudono una inesauribile bellezza che va oltre quella fisica di lineamenti armoniosi e pelle porcellana; è una bellezza che sta nella voglia di raccontarsi e di mettersi in gioco per affrontare il bello e il difficile della vita.
Concludo con una sua frase, diventata un po’ il cavallo di battaglia, ciò che meglio rappresenta il suo sé fotografico.
“My fear is me. My hope is me and you. And my dream is to feel more and more happy and I can make people happy.”
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.