I ritratti senza volto di Patty Maher


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Le sue fotografie sono avvolte da un fascino di mistero, sembrano raccontare storie il cui finale è lasciato alla libera interpretazione dello spettatore. Le sue donne senza volto sono la sua firma più tangibile, il segno della sua arte.

Di chi sto parlando? Di Patty Maher, fotografa canadese scopertasi tale sono da pochi anni, dopo una vita passata nella sezione marketing di una casa editrice. Nasce come autodidatta, sperimentando passo dopo passo insieme alla sua macchina fotografica, oltre ad aver dedicato tempo e attenzione allo studio di numerosi manuali di fotografia, svolgendo ricerche su internet, visionando tutorial e confrontandosi in maniera diretta con altri fotografi, i quali le hanno dispensato consigli e dritte tecniche.
Spesso si è ritrovata, dinnanzi a delle opere fotografiche, a chiedersi cosa ha reso eccellente quello scatto, attuando in questo modo una riflessione personale che la porta ad una ricerca nel proprio lavoro e stile fotografico.

Partatty, disegna il concept del suo prossimo lavoro, recandosi in un posto che le dia tranquillità e in cui i ritmi vitali sono più lenti, visualizzando mentalmente quel che vuole realizzare, per poi riportarlo su carta. Non ama però programmare tutto nei dettagli e con largo anticipo, le piace anche dare spazio all’imprevisto e all’incognita che spesso rendono il lavoro finale molto più interessante e stimolante.

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Il suo punto di forza prettamente tecnico nella elaborazione delle sue fotografie è l’uso degli strumenti di post produzione, come photoshop. L’alta qualità delle immagini “vergini” e la sua bravura nella rielaborazione finale creano un connubio che porta ad un risultato finale di altissimo livello. Queste fotografie sembrano tratte da racconti fiabeschi, in cui a dominare la scena è proprio la natura.
Le sue inspirazioni vengono dai luoghi abituali che frequenta e in cui vive, dalla musica, dalle poesie oppure dalle opere di altri fotografi, ma anche da giornate difficili come delle volte accade nella quotidianeità; lei trasforma l’energia positiva o negativa che un determinato evento nella sua vita ha portato, in un lavoro fotografico. Reputa ciò il miglior modo per elaborare questi sentimenti e dargli una nuova vita.

Donne senza volto (che poi rappresentano il carattere distintivo di quest’artista) sono presenti nella gran parte delle sue fotografie. Spesso si tratta di autoritratti.
Questo elemento prevalente nei suoi lavori nasconde l’attrazione che la fotografa ha verso quel sentimento di fascino e segreto, quasi enigma, che la visione di ciò regala.

Probabilmente in questa scelta di rappresentazione vi è anche una chiave vagamente psicologica, dando la possibilità a ciascun individuo di dare il seguito che meglio aderisce alla sua persona e principalmente alla sua storia, come a voler lanciare un messaggio di speranza e scuotere quegli animi momentaneamente bui ricordando che si può essere persone nuove ogni giorno.

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Claudia Tornatore

Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.

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