Ci risiamo. Ahimè dopo un “emotivamente non pervenuto” periodo quaresimale, un paio di neuroni dalla regia mi comunicano che siamo anche quest’anno in prossimità delle feste pasquali. Uno dei due deve essere il melanconico della compagnia, stranamente sempre allerta ad imporsi sul mio modus vivendi – anche perché, probabilmente, non farà neanche troppa fatica a primeggiare nella combriccola lì dentro – a ricordarmi inesorabilmente dell’ennesima, odiata, festività alle porte, agli anni che passano, agli sconforti vari e compagnia cantando. L’altro deve essere sbronzo. Per fortuna almeno lui un rimedio al tragicomico dell’esistenza si sforza almeno di suggerirlo. Ed ecco che un barlume di speranza sulla sopravvivenza alle imminenti festività compare il consueto “rispetto delle tradizioni”, o meglio, delle tradizioni nascoste incidentalmente dietro all’apparenza.
Per andare al punto, anche ignorando a ragion veduta che era un mercoledì di due anni fa, vi raccontai all’epoca della scusa migliore per apprezzare la Santa Pasqua, ovvero le Birre Quaresimali.
Sperando, come suggerito all’epoca, che non abbiate trascorso gli anni passati delle vostre noiosissime vite continuando ad ignorare queste birre stagionali tipiche della Baviera, vi rimando al vecchio “articolo” per scoprire delle fantasmagoriche avventure di quei bomber dei monaci paolani e della storia e tradizione legate alle Doppelbock, assieme alle caratteristiche principali dello stile, tutto fatto di sostanza, corpo e alcolicità a livelli molto più elevati del consueto per l’epoca, funzionalmente al sostentamento dei monaci nel periodo di digiuno quaresimale. Perdonate le ripetizioni ma a me il “sostentamento dei monaci” per sopperire alla carenza di cibo fa davvero impazzire come cosa.
Perché ovviamente come poteva non stare a cuore ai più? Bisognava sostenerli questi bomber.
Il genere, ovviamente molto sentito in terra d’origine, non ha in realtà mai avuto lo stesso seguito nel nostro paese sia a livello produttivo che di “sentimento popolare”. L’attenzione dei nostri birrai si è sempre concentrata principalmente sulle alte fermentazioni, trascurando molto spesso il mondo delle basse in quasi tutte le sue sfumature. Nonostante la tendenza quasi generalizzata esistono ovviamente ottime eccezioni sul tema, più volte trattate su queste pagine, anche se concentrate a loro volta su gran parte di questa macro categoria che fa della fragranza, semplicità e bevibilità il suo cardine principale.
E alla fine dobbiamo tristemente ammettere che di Doppelbock, e di basse fermentazioni di gradazioni e spirito “generoso” nel complesso, non esistono in Italia una gran varietà di produzioni. Il consiglio dunque rimane quello di orientarsi sugli esempi canonici del genere e apprezzare la mitica classicità delle “-ator”, suffisso con il quale invalse la nomenclatura di queste birre nel tempo.
Quindi chissà, forse anche quest’anno la birra ci salverà. Per il prossimo forse converrà direttamente attrezzarsi ed affrontarla questa santa pasqua belli impettiti e spavaldi puntando ad un bel viaggio a tema, rigorosamente ed INCIDENTALMENTE pasquale, nella sacra terra di Germania.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.