I lavori onirici di Dara Scully


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Ci sono persone che scattano fotografie, meri esecutori meccanici seppur qualitativamente bravi. Poi ci sono gli artisti. Quelli che hanno deciso di stupirti con le loro immagini, di  “costringerti” a guardarle, osservale e farle tue, di raccontarsi attraverso esse, schiaffandoti addosso un vortice di emozioni.

Di questa schiera, fa parte Dara Scully, 25enne spagnola che convive con una ‘sé bambina’ di 7 anni. Probabilmente è proprio questa convivenza a costituire la peculiarità della sua arte.

La sua fotografia è non convenzionale, unica, crea “tensione visiva” con lo spettatore. Le sue fonti di ispirazione sono da ricercare nelle piccole cose che abbracciano le sue giornate, come la nebbia nei campi, uno stormo di uccelli, una passeggiata nel bosco; come lei stessa afferma “è in continuo dialogo con la bellezza”.

Nelle sue immagini appaiono molto frequentemente  gli animali, quasi ad essere un tratto distintivo dei suoi lavori; a loro rimanda i suoi stati d’animo, fragile e inafferrabile come un cervo ad esempio, si tratta di una totale identificazione con essi.
Nella serie Sleeping Beasts accosta gli animali al mondo speciale dell’infanzia, mettendo in evidenza come l’innocenza e il desiderio,  la crudeltà e la tenerezza, sono così vicini, da sfiorarsi.

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In Your branches/my bones  il nodo centrale è l’importanza della natura nella vita di un uomo, come se ci fosse una relazione d’amore tra la foresta e la donna, sperimentando in questo modo la nascita e la morte, il nido e la tomba. Nel corpo nudo della protagonista di questa serie fotografica, la natura si espande, prende vita, diventa madre, e il cordone ombelicale è presente, anche se invisibile, ma forte e indistruttibile.

Per Dara natura e fotografia sono diventate le sue fonti terapiche, i suoi massimi mezzi espressivi con cui parlare di quel che è la sua persona, il suo mondo, facendolo tramite immagini spesso forti; alcune mi hanno fatto lo stesso effetto di una doccia gelata che lascia impietriti e inermi per una manciata di minuti, altre mi hanno lasciato quella stessa sensazione di benessere che si prova dopo una passeggiata sotto il primo sole forte della stagione.

Sono immagini fuori dal coro e dall’ovvietà che ti rapiscono portandoti in un vortice dai colori tenui ma imponenti, che ti lasciano un posto a sedere dentro un vortice dalle mille sfumature emozionali.


Claudia Tornatore

Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.

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