Al netto di tutti gli isterismi dei “lamentosi” per professione (che è un po’ come la professione degli anziani in pensione che osservano e giudicano i lavori stradali) è un dato di fatto che (e l’abbiamo detto più volte) in Italia non si costruisce più. E quando si fa, tra polemiche, mazzette, corruzioni e appalti presi dai figli dei figli dei nipoti che hanno aperto (guarda caso) un’impresa di costruzioni, dicevo quando si fa, si fa pure male.
«Già, ma prendi una città come Roma. Non c’è più spazio per costruire », avanza con insistenza qualcuno.
La verità è che se Roma ha una densità abitativa di 2 230,99 ab./km² Osaka, che pure non figura nella top cinque, ha qualcosa come 12 082,07 ab./km². Probabilmente troppi. Roma ha già i suoi problemi con i suoi 3milioni di abitanti, figuriamoci con 10milioni.
Il vero problema però è che in Italia, stentiamo persino a ristrutturare a regola d’arte (nonostante qualche buon esempio, tra queste pagine, sia pure passato).
Un’ottima ristrutturazione (proprio a Osaka) è quella dell’architetto giapponese Kazuteru Matumura dello studio Coil, che ha lavorato su un edificio a due piani, che nonostante gli sforzi di ricerca, non aveva preesistenze storiche da salvaguardare se non il fatto che fosse già stata ristrutturata nell’anno delle Olimpiadi a Tokyo (1964). L’architetto Matumura, ha così “spogliato” l’edificio riportando a vista il legno originario della struttura, che si staglia prepotentemente su soffitti e pareti.
Una struttura di appena 64mq, gestita elegantemente e senza troppe aperture.
La separazione degli ambienti avviene tramite tende modulabili, che all’occorrenza donano ampiezza, flessibilità e intimità. Al piano terra, trovi una spaziosa hall di ingresso (fondamentale per la cultura giapponese, e luogo in cui vengono lasciate le scarpe, per fare in modo che l'”ambiente sporco” non entri con contatto con l’intimità e la spiritualità profonda della casa), una camera da letto, appena dietro una parete dipinta di nero, e un bagno.
Salendo la scala in legno, un bel soggiorno e una cucina, il cui piano (o chiamalo TOP se preferisci), si estende trasformandosi in una scrivania, e di fatto offrendo anche una piacevole zona studio.
Pochi mobili a vista, parecchie mensole (ricavate da vecchie scaffalature trovate nell’edificio stesso) e un’armonia che quasi spaventa.
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.