A colpi di luce 3.0: Ramona Zordini


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Ciao Ramona, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
Sono a casa sul divano di fronte al computer e in tasca non ho nulla ma se volete accanto ho la mia gatta, vale lo stesso? (non chiedetemi di fotografare la gatta col cellulare) Ahaa
Non rappresenta esattamente dove vorrei essere ma rappresenta il mio agire per essere un domani dove vorrei essere quindi le risposte può essere molteplici.

Guardando il tuo portfolio c’è un progetto che porti avanti da un po’ di tempo, si chiama “changing time”, dove definisci il mutamento come cambiamento psicofisico, legato ad una serie di fattori personali e di esperienze vissute, ora voglio chiederti invece come ti senti oggi rispetto a ieri, cosa senti che dentro di te sia cambiato rispetto al passato? Riconosci degli aspetti che prima erano parte di te e che ora invece non ti piacciono più? C’è qualcosa che non vorresti cambiare mai di te stessa?
Interessanti le tue domande! Oggi mi sento più forte, intendendo per forza la capacità di vivere le emozioni liberamente senza lasciarsi sopraffare negativamente. Dentro di me è cambiato l’approccio alla vita, la mia ispirazione è più lucida e cosciente, l’atto creativo acquista energia consapevole. Una volta ero impulsiva e le mie pulsioni governavano su tutto, ora penso e agisco con tutto il mio essere in completezza e governo la mia vita positivamente e in modo produttivo. Di me non vorrei mai cambiare la tenacia e la voglia di andare avanti e migliorare.

Ci racconti l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione all’approccio fotografico?
La mia memoria ha sempre fatto cilecca, perdo ogni ricordo che non sia di forte valenza, così negli anni il mio legame con la fotografia è cresciuto esponenzialmente anche grazie alle persone che mi sono state vicino ed hanno creduto in me, come il mio professore di fotografia dell’università, un amico e una fantastica persona.

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Ritornando al progetto “Changing time”, perchè l’acqua? Cosa rappresenta per te questo elemento?
L’acqua è l’elemento primordiale, la vita, la morte, la separazione, l’unione e più di tutti il mutamento, ciò in cui ti immergi quando l’aria non ti consente di evolvere, la mia scelta è stata assoluta.

C’è un altro progetto di cui mi piacerebbe parlare, si chiama “Impersonal”, sulla depersonalizzazione umana del nostro decennio, che intendi per “depersonalizzazione”, come è nata questa riflessione e il seguente progetto?
Oggi basta passeggiare per strada o accendere la tv per accorgersi che l’identità ha perso valore, non conta più chi siamo, conta come appariamo, il mondo è diventato superficiale, provocatoriamente se di una persona non vediamo il viso che è ciò che ci identifica nel mondo come persone specifiche, chi diventiamo noi? Chi siamo e chi potremmo essere? Privati di ciò che ci rende persone specifiche chi o cosa diventiamo? Amo pormi delle domande ma quasi mai le risposte sono univoche.

Ho notato anche una particolare attenzione per il soggetto femminile, soprattutto in “mater”, rifletti sul corpo che cambia e dell’abituarsi della donna a questi cambiamenti, diciamo che la parola “cambiamento” fa parte della tua indole creativa, rifletti e fai riflettere molto su questi movimenti dell’io che avvengono internamente, cosa ne pensi tu del tuo lavoro, è proprio questo che vuoi trasmettere a chi guarda?
A chi guarda voglio soltanto porre delle domande, non ho il potere di dare risposte ma specificamente tento di concentrare l’attenzione sul cambiamento come identità del mondo e suo passpartout.

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Quali sono i tuoi progetti futuri, quali sogni ancora da realizzare?
I miei progetti futuri sono sempre più visionari anche dal punto di vista organizzativo, da un anno sto progettando il nuovo lavoro che richiede tempi, budget e organizzazione non indifferente, ma confido in me stessa e nella buona sorte. eeh ehh
I sogni sono troppi o troppo pochi, dipende da come li guardi, intendo raggiungerli tutti e quando li raggiungerò me ne creerò degli altri perché ciò che mi entusiasma di più è la strada per arrivarci.

Quali sono gli aspetti che ti piacciono di più del tuo lavoro? Com’è insegnare fotografia?
Del mio lavoro amo la sorpresa quando guardi ciò che hai creato e resti meravigliato e innamorato ogni volta come la prima. Mi piace insegnare agli adolescenti perché sono in transizione, stanno decidendo cosa fare della loro vita e quanta energia mettere in ogni ambito, hanno mille possibilità e si sentono invincibili.

Ultima domanda: consigliaci un film, un fotografo e un disco. I tuoi irrinunciabili.
Un film per me indimenticabile è “L’albero della vita” di Aronofsky, come fotografo mi sento di consigliare Evelyn Bencicova, i suoi ultimi lavori non sono niente male.
Vado matta per i Subsonica quindi come disco vi consiglio “Una nave in una foresta” e già che ci siamo vi consiglio anche un libro “Quando Teresa si arrabbiò con Dio” di Alejandro Jodorowsky.

Ringraziamo Ramona Zordini e vi invitiamo a cliccare sul suo sito per saperne di più, qui il link: Ramona Zordini

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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