Se penso all’amore si materializza davanti ai miei occhi il celebre bacio catturato da Alfred Eisenstaedt a New York nell’agosto del 1945 oppure quello ritratto da Robert Doisneau nel 1950 a Parigi. Questo mi fa capire come l’amore sia da sempre primario in ciascuno di noi, e soprattutto come risulti tale anche per il mondo iconografico artistico.
La fotografia si è spesso soffermata sul sentimento amoroso che rappresenta uno dei temi più rappresentati e discussi nel mondo dell’arte, che in fondo è uno dei temi centrali della nostra vita, qualsiasi forma d’amore sia.
Ma la fotografia è uno strumento in grado di raccontare anche gli aspetti più dolorosi e difficili del sentimento, un mezzo per elaborare e superare i “lutti dell’amore”.
È quel che ha fatto Laura Stevens, fotografa inglese che ha conseguito i suoi studi alla Metropolitan University di Leeds, per poi conseguire un master in fotografia a Brighton. Adesso lei vive a Parigi, dove svolge la sua attività di fotografa partecipando a numerose mostre collettive e personali di ampio spessore e collaborando con alcuni giganti della carta stampata, come il Times Magazine, Le Monde, Forbes e The Washington Post.
Si occupa anche di progetti personali, in cui spesso si riscontra come perno centrale quell’atmosfera quasi da fiction, a tratti surreale nelle sue rappresentazioni, che ha spesso come sfondo la sua casa.
Fra questi lavori vi è Another November, che racconta del suo modo di affrontare la fine della relazione col suo compagno, mettendo in evidenza le varie fasi emozionali del suo percorso di rinascita dopo la separazione. Laura, che si definisce una donna romantica e guidata nella vita dalle emozioni, ha dato vita a questa serie di fotografie chiedendo la collaborazione di amiche, le quali hanno posato per lei, utilizzando sempre scenari domestici, ma anche immortalando donne incontrate per strada, con le quali sentiva immediatamente un feeling empatico, un’attrazione e in cui riscontrava una sensibilità utile da far emergere nei suoi lavori.
Another November non rimanda solo al mese in cui la sua relazione si è conclusa, ma anche alla possibilità di percepire l’inverno non solo come tetro e triste ma con la consapevolezza di guardare dentro esso con la luce dell’estate che si intravede all’orizzonte. La Stevens ha voluto ripercorrere ogni tappa di questo dolore, dando maggiore spazio al sentimento di nostalgia e di ricordo per quel che si è stati e si è vissuto insieme, e del desiderio intimo di ritornare ad essere quel che non si è più.
La bellezza e particolarità di questo lavoro, a mio avviso, sta nel desiderio della fotografa di far si che sul set emergesse la storia personale di ogni donna che posava per lei, che venissero fuori tramite le espressioni, i vari cuori infranti, le lacrime, il desiderio di ridar vita a quell’amore, il pensiero costante per quell’uomo che non fa più parte di loro.
E’ un lavoro ad alto tasso emozionale, capace di far battere il cuore e di farci volgere lo sguardo ai nostri sentimenti, di condurci ad una riflessione personale sul “nostro amore”.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.