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A colpi di luce 3.0: Alfredo Chiarappa

A colpi di luce 3.0: Alfredo Chiarappa


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Ciao Alfredo, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
Adesso sono a casa a Milano e fuori nevica, ma vorrei essere o su un set o sul Monte Vulture, che è dove sono nato, con una 6×6 ed un cavalletto.

Oltre ad esser fotografo sei anche un regista, che rapporto vivi con questi due modus
differenti di creare immagini? Hai una preferenza tra i due e se sì puoi dirci i motivi?
In effetti la fotografia da qualche anno convive col filmmaking, ma non mi definisco proprio un regista, perché spesso lavoro come direttore della fotografia. Quindi preferisco definirmi filmmaker, nel significato che questa parola ha in inglese piuttosto che regista, termine che sento abbastanza stretto.
Filmmaking quindi, e fotografia, sono due facce completamente diverse di me, mi sento un fotografo impulsivo, e di contro, un filmmaker molto meticoloso e preciso. In tutte e due però applico lo stesso metodo di preparazione, e cerco sempre di costruire le immagini per veicolare il mio pensiero, penso poco all’oggettività dell’evento, ma molto a quello che per me significa. Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi maestri che mi hanno insegnato ad essere onesto con le immagini, e a non avere mai la pretesa che quello che io fotografo o giro sia la realtà, ma solo il mio sguardo, la mia personalissima lente d’ingrandimento sulle storie che vivo o sulle storie degli altri che racconto.

Racconta episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione
fotografica.
Non credo ci sia mai stato un episodio in particolare, per me la fotografia è come un elastico e capita che passo anche molto tempo senza scattare. Passo molto tempo però a parlare di fotografia, incontrare altri fotografi, vado alle mostre, mi informo, e guardo tanto i lavori degli altri è così ne resto sempre a contatto.

Come nascono i tuoi progetti fotografici, come procedi nella loro realizzazione, a chi o
cosa ti ispiri, ad esempio…
Nascono spesso da una notizia, da qualcosa che mi colpisce, magari un evento, un discorso con un amico, un film, e da lì comincia una ricerca, e mille ragionamenti, se l’idea sopravvive a tutto questo, allora comincia la ricerca dei soggetti, e come tutti mi muovo prima tramite i miei contatti, e poi tramite i contatti dei miei contatti, sicuramente la fotografia a cui mi ispiro è quella di Larry Clark, Jocelyn Bain Hogg, Anders Petersen, Luc Delahaye, Boogie e poi ce se sono tantissimi altri ma questi sono quelli che guardo prima di cominciare un lavoro.

Se potessi scegliere tu la domanda alla quale rispondere, quale sarebbe?
Consigliami 10 film da vedere in maratona. :)

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Molti tuoi scatti sono per lavoro, cosa guardi invece nel tuo tempo libero, con quale
macchina fotografica esci di casa?
Oramai esco con l’Iphone, sono abbastanza drogato di app di fotografia e video e ne compro in continuazione, a volte, se proprio ho voglia di uscire di casa con un secondo corpo, ho preso una Olympus OMD e uso una vecchia Leica compatta a pellicola, che mi ha prestato un amico.

Fotografia di moda e fotogiornalismo, quale delle due ti piace di più e in quali lavori ti
senti più libero di raccontare?
Non ho delle preferenze, cerco sempre di portare quello che sono in quello che faccio, sforzandomi di rimanere sempre onesto con me stesso, e se non ci sono delle vie obbligatorie da percorrere, sopratutto nella fotografia di moda, e nell’adv, cerco sempre di rimanere a cavallo tra i due generi,mischiandoli.

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Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Un sogno nel cassetto ancora da realizzare?
Progetti per il futuro ce ne sono tanti adesso, e sogni altrettanti, ma sto lavorando per poterne realizzare almeno un paio. Speriamo in tempi stretti.

Ultima domanda: consigliaci un film, una città da visitare, un libro.
Sicuramente il film che consiglio a tutti di vedere adesso è “Mommy” di Xaxier Dolan, un regista canadese di 25 anni, che ad una storia cazzuta affianca una bella fotografia ed una scelta di formato ardita, il formato quadrato. E poi “Boyhood”, per la strana sensazione di vedere degli attori invecchiare durante il film… ma sono già due. Una città da visitare è Sarajevo, ci sono stato due anni fa per un commissionato e devo dire che è una città magica, e libri ultimamente devo riconoscere che ne leggo pochino, quest’estate ho portato sotto l’ombrellone “Hitler” di Giuseppe Genna e ne sono stato completamente risucchiato.

Ringraziamo Alfredo Chiarappa per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: Alfredo Chiarappa

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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