Quando ero piccola ogni tanto mi arrampicavo sugli scaffali della libreria e prendevo con grande fatica quel grosso librone verde con sopra l’immagine del globo terrestre. Lasciavo perdere la parte piena di cartine e mi concentravo sulla parte iniziale, dove sapevo ormai di trovare l’elenco con le fotografie a colori di tutti gli animali, dai dinosauri fino alle razze più comuni come il cane, il gatto o il leone.
Erano ormai tanti anni che non mi capitava sotto gli occhi un atlante, fino a quando qualche giorno fa, per caso, mi sono imbattuta in quello di Alice Padovani, così diverso da quello che sfogliavo da bambina, eppure allo stesso tempo, così dettagliato e affascinante.
Un “Piccolo compendio di animali perduti”, come lei stessa lo ha chiamato.
Si tratta in pratica di una serie di disegni in bianco e nero (eccetto qualche piccola eccezione a colori), che nella loro semplicità rappresentano tentativi di memoria, di una strenua ricerca per immagini di forme vissute, oggi scomparse.
Di tutti quegli animali non restano che brevi descrizioni, fotografie sbiadite, antiche illustrazioni e nel rispetto di una memoria evanescente, anch’essa in via di estinzione, i corpi disegnati sono inesatti, a tratti inesistenti, consumati, solamente evocativi.
E’ un elenco di parti anatomiche. Un inventario di occhi, di mezzibusti incorniciati e disposti come piccoli ritratti di famiglia, che raccontano una diversità che altrimenti rischierebbe di cadere nell’oblio.
L’atlante di Alice Padovani nasce da una riflessione sul corpo animale e dal ricordo malinconico e sbiadito della nostra stessa origine, perché anche noi infondo siamo (o siamo stati) animali.
L’uomo ha ormai perso l’istinto e negato il contatto intimo con la terra. Ci siamo dimenticati del punto di origine.
La società contemporanea si disinteressa di tutto ciò che non serve nell’immediato, così, senza nemmeno rendersene conto, emargina e distrugge tutto il resto.
Le opere di questa straordinaria artista raccontano la diversità dell’essere ‘altro’, la nostra parte ‘bestiale’, ormai emarginata e respinta.
Nadia Guidi
Nadia, nevrotica precisina full time, nel tempo libero tento di farmi largo nell'insidioso mondo della curatela. Rincorro tutto ciò che toglie il respiro e sono alla costante ricerca della meraviglia.