READING

A colpi di luce 3.0: Alfredo D’Amato

A colpi di luce 3.0: Alfredo D’Amato


03-886x900

Ciao Alfredo, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
Se dovessi parlare di due mie foto dovrebbero essere i miei due scatti più belli, spero di farli nel mio prossimo viaggio e parlartene al ritorno.
In questo momento mi trovo in Portogallo per l’esattezza a Lisbona mi trovo qui per prendere il visto per andare nelle Isole di Sao Tome e Principe. Sicuramente è il posto dove voglio essere visto che sono in procinto di iniziare un capitolo nuovo di un lungo lavoro che mi ha impegnato tanti anni che sto per concludere, Lisbona è stato il porto da dove partivano le grandi navi degli esploratori Portoghesi alla scoperta del novo mondo, anche per me e’ stato il punto di partenza ogni volta che sono andato nei paesi lusofoni come Angola, Brasile, Capo Verde, Sao Tome & Principe ecc…ecc
E’ proprio in questi paesi che si sviluppa il mio lavoro ‘Fado Negro’, questo progetto a lungo termine finalizzato alla pubblicazione di un libro mette in relazione le immagini e le storie delle metropoli più rappresentative dell’intreccio tra radici Africane e le influenze occidentali/Portoghesi: Maputo, Luanda, Sanvador De Bahia, Praia, Sao Tome e Bissau. Nella mappa delle loro strade, sulle rughe e suoi sorrisi di chi li abita, per capire cosa resta di un doloroso passato e quale ruolo questi paesi avranno, domani, nell’orizzonte del mondo.

Viaggi spesso per il tuo lavoro, soprattutto in Africa, ecco sapresti spiegarmi cos’è per te il viaggio? e cosa ti affascina dell’Africa, raccontarci quello che vivi ogni volta che scatti in quei luoghi…
Il viaggio è la cosa più bella di tutto il processo, il viaggio ti scuote, ti fa conoscere posti e gente. Il viaggio è la curiosità, è quello che alimenta il mio desiderio per quello che faccio.
L’Africa è un mondo, immagina di andare a vivere in una altro pianeta domani e quello che ti accadrebbe dentro, come ti si scombinerebbero tutte le tue abitudini di vita e schemi… è quello che ti trasmettono alcuni paesi Africani. Penso che tutti noi fotografi abbiamo periodi di innamoramento per posti diversi che cambiano in base alle fasi che attraversiamo, anch’io ho avuto i miei periodi e poi è arrivato il momento dell’Africa che però mi è rimasta dentro ancora oggi, al ritorno di ogni viaggio dopo aver messo le macchine fotografiche al proprio posto e piano piano rientri nella tua vita e, le esperienze che hai vissuto, la gente che hai incontrato, diventano ricordi, ma il pensiero di tornare è una cosa che ti rimane vivo, che non riesci a non pensarci, il desiderio diminuisce solo quando fai il biglietto per il prossimo viaggio.

Racconta l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
Sicuramente il mio primo reportage fatto nello stesso posto dove vivevo all’età di 18/20 anni, iniziai a seguire un personaggio strano del paese che viveva da solo con il suo cane, volevo raccontare come viveva e cosa faceva durante la giornata, finì per passare con lui mesi quello e’ stato il mio primo reportage. Quel lavoro mi ha fatto capire che la fotografia era qualcosa di magico ma sopratutto capi che avevo una speciale predisposizione nel fotografare le persone sopratutto quelle persone speciali come il mio soggetto. Dopo ebbi la conferma di tutto questo perché il lavoro venne pubblicato e subito dopo vinse anche dei premi nazionali importanti.

A0023-899x900

Come è nata l’esigenza o la voglia di fotografare altri popoli e diverse culture? C’è stato un episodio che ti ha cambiato particolarmente o che ti ha portato a rivedere delle tue convinzioni?
Penso che il mondo è bello perché siamo tanti popoli di culture diverse e che possiamo migliorarci solo se ci mischiamo tra diversi popoli e culture, penso che questo è quello che ci sta alla base della mia ricerca e curiosità per altri popoli e culture. Il lavoro sulla migrazione che viene dall’Africa dal sud Africa sicuramente mi ha segnato tanto, incontrare e conoscere tutta la gente che ho incontrato da quando lavoro sul tema migrazione mi ha fatto cambiare radicalmente il mio modo di vedere e pensare, penso sia inevitabile quando scopri tutto quello che c’è dietro la vita di queste persone, la sofferenza e la disperazione che li porta a lasciare la loro terra e i loro cari senza sapere mai se ce la faranno…

Quando sei sul campo, nel centro dell’azione, da cosa ti lasci ispirare? Come nascono le tue storie fotografiche?
Quando sei in un posto osservi fondamentalmente, ti muovi in mezzo alle persone in modo discreto e aspetti il momento giusto, poi premi il pulsante. Le storie fotografiche nascono da interesse in alcune persone, posti e storie, dopo bisogna iniziare una ricerca per capire se c’è abbastanza materiale visivo per poterla raccontare e poi si iniziano a contattare le persone per chiedere i permessi o il consenso per avere accesso nei posti. Poi, a quel punto, si può andare e iniziare a guardare ;)

Tra tutti i tuoi progetti uno mi ha lasciata con una parola dentro: speranza. Si intitola first landing point e racconti coi ritratti e con i paesaggi la visione di un mondo nuovo per gli immigrati che sbarcano in Sicilia, cos’è per te the first landing point? Ci hai mai pensato, ci sei mai arrivato?
First landing Point è un capitolo del lungo lavoro sull’immigrazione su cui lavoro dal 2005, quando ho iniziato il lavoro non sapevo ancora quanto vasto fosse il tema, forse è per quello che l’ho intitolato così, perché in realtà, nel momento in cui gli immigrati arrivano in Europa, sono solo alla meta’ del loro viaggio che non si sa se e quando terminerà. Nella realtà è un primo approdo ma quello che non sanno è che sarà uno dei tanti arrivi delle infinite partenze e viaggi che dovranno fare prima di arrivare in un paese dove avranno dei diritti, un lavoro e una dignità.
Sicuramente FLP è un lavoro importante per me perché mi ha fatto entrare nel mondo dell’immigrazione e mi ha fatto capire quanto di umano c’è in quel tema e questo penso sia il motivo per cui ho deciso di continuare a raccontare l’ immigrazione.

Hai pubblicato un libro, “Cocalari” quando è nata l’idea, il viaggio, e perchè proprio questo progetto?
Cocalari è il mio progetto di tesi universitaria, era il 2004 in quel periodo il mio posto era l’est Europa ho ricercato per un anno per fare un reportage sugli orfani in Romania quando sono partito e dopo una settimana a Bucarest in giro a cercare i bambini di strada conosco un uomo che viveva con la famiglia in una baracca nella periferia della città, dopo avermi raccontato la sua storia mi invitò a visitare il posto dove vivevano, scoprì che non era solo una famiglia ma un gruppo di famiglie che vivevano in condizioni disumane nell’inverno freddissimo di quelle parti. Pensai subito che forse era la mia storia, loro erano molto disponibili allora chiesi ai miei tutors all’università se potevo cambiare il soggetto del mio lavoro, mi diedero l’ok subito e io l’indomani iniziai a lavorare sulle famiglie che vivevano nascosti dentro un bacino artificiale dentro delle baracche, la storia fotografica poi la intitolai Cocalari.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai ancora dei sogni che senti di dover realizzare?
Come ti dicevo all’inizio voglio finire il mio lavoro sui paesi lusofoni entro quest’anno. Riguardo i miei sogni… Scriveva il poeta Fernando Pessoa ‘Tenho em mim todos os sonhos do mundo’ (HO IN ME TUTTI I SOGNI DEL MONDO) Capisco che ‘tutti i sogni del mondo’ sono tanti , quindi diciamo che spero di finire un paio di lavori su cui lavoro da tanto tempo per adesso entro quest’anno, cosa farò dopo arriverà strada facendo.

Ultima domanda: consigliaci un film, un libro, e un fotografo da tenere d’occhio.
film: ‘L’infelicita’ araba’ di Kassir Samir / libro: ‘In culo al mondo’ di Antonio Lobo Antunes / fotografo: Guy Martin

Ringraziamo Alfredo D’Amato per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: http://www.alfredodamato.com/

A008-913x900 ADA0031-900x900 ADA16-901x900 08-886x900  ADA12-900x900 ITALY  A0011-910x900  A003-913x900


Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

Commenti

commenti