Ciao Leonardo, parlaci di te attraverso due cose, che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
La casa – e il mio studio – è il luogo dove passo la gran parte del mio tempo e per me è il posto degli affetti e della famiglia, anche se forse non mi offre tutte le opportunità lavorative che vorrei. Ciò che ho che in tasca – ben poco – mi rappresenta molto bene: di solito “viaggio leggero” per cercare di cogliere l’essenziale.
Racconta l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione all’approccio fotografico?
Più che a singoli episodi penso a ricordi d’infanzia, alla passione di mio padre per la fotografia, ai negativi dei suoi viaggi in Africa e alla reflex che mi aveva regalato! La mia formazione – come grafico prima che come fotografo – mi influenza ancora oggi: sarà per questo che alle composizioni esagerate preferisco minimalismo e pulizia.
Sei impegnato con l’associazione culturale Grafite, di che ti occupi e cosa vorresti migliorare nel mondo della fotografia, o nell’arte, più in generale?
Mi occupo di organizzare corsi, workshop e mostre proprio per contribuire a divulgare, promuovere talenti e in generale far conoscere nel mio territorio la fotografia ai suoi livelli più alti.
Come nascono i tuoi progetti fotografici? Ti ispiri a qualcosa, qualcuno, ti fermi a pensare o altro?
Direi che sono più metodico che creativo. Come si vede ad esempio nelle foto del progetto “Dance of Vitiligo”, cerco soprattutto di lasciarmi ispirare dal soggetto stesso, assorbendo da lui, con pazienza e naturalezza, storie, racconti e pensieri: è stato l’incontro con una ballerina a suggerirmi come il ballo fosse il modo migliore per esprimere la danza delle macchie di vitiligine sulla pelle.
Nel tuo portfolio non mancano i nudi artistici, ecco volevo chiederti cosa ne pensi di questa forma d’arte, è più complicata rispetto ad altre? Quali sono gli aspetti che generalmente chi guarda da per scontato?
Penso che realizzare una buona foto sia difficile a prescindere dal tema e, in questo senso, ritrarre un nudo non è di per sé più complicato che ritrarre un qualsiasi altro soggetto fotografico. Per me la difficoltà è piuttosto quella di rendere nelle mie composizioni l’essenziale delicatezza delle linee e delle forme: il corpo nudo, anche imperfetto e irregolare, mi interessa soprattutto nel suo aspetto geometrico e volumetrico. La sfida è riuscire a utilizzare le sue simmetrie e asimmetrie per dare vita a una perfetta composizione grafica.
Parli mai di te attraverso i tuoi scatti? Cosa cerchi di trasmettere con le tue fotografie?
Non penso di parlare mai di me intenzionalmente, anche se dalle mie foto credo si possa leggere qualcosa della mia sensibilità, delicatezza e fastidio per la volgarità. Sono in una fase del mio percorso personale in cui mi concentro molto sulla ricerca estetica, fotografando soprattutto per me stesso e per il soggetto e scegliendo quello che mi emoziona e che forse può emozionare anche altri, senza voler imporre a chi guarda un contenuto definito.
Cos’è invece il tuo progetto “Ritratti privati”? Chi sono quelle donne, da cosa sei partito?
Sono partito dall’idea di ritrarre persone sconosciute e normali – come sempre nelle mie fotografie – nel loro luogo più privato, in assoluta naturalezza. Come dire, uno scorcio di intimità, senza set, senza modelle, senza artifici. A questo si affianca il desiderio di restituire al ritratto il suo valore “pittorico”: vorrei che le persone che ho ritratto riconoscessero qualcosa di sé, sentissero di essere rappresentate esattamente per come sono, un po’ come i pittori rinascimentali che ritraevano i loro mecenati, riuscendo a cogliere nel loro viso tratti del carattere che ancora oggi emergono dalla tela.
Quali sono i tuoi progetti futuri, se hai ancora un sogno nel cassetto da realizzare.
Sicuramente continuerò con i ritratti, seguendo le ispirazioni e le occasioni: è così che sono sempre nati i miei lavori, lasciandomi incuriosire dalle persone. Di certo so che è questa la strada su cui voglio continuare, per le emozioni che sa darmi.
L’intervista è finita, prima di lasciarci ci consigli un libro, un film e il tuo artista preferito?
Vista anche la mia passione per la grafica, se dovessi pensare a un artista sceglierei Egon Schiele. Per il film scelgo invece “La migliore offerta”, mentre come libro mi sento di consigliarvi “Le persone sono più vere se rappresentate” di Fabrizio Bellomo.
Ringraziamo Leonardo Fabris per la sua disponibilità, qui il suo sito: http://www.leonardofabris.com/
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.