Sempre più spesso, dalla fine degli anni ’60, è idea comune di studiosi e non, che ormai tutto (ma proprio tutto) possa in qualche modo diventare opera d’arte.
Forse questa affermazione non è del tutto falsa, e ce lo ha dimostrato Stefania Rizzelli, artista e ricercatrice emiliana, che è riuscita addirittura a creare una sorta di ‘fusione’ tra arte e scienza (nemiche per antonomasia da secoli).
“L’arte invisibile dei batteri” è un progetto che parte dalla volontà di rispondere in maniera artistica e concettuale alla classica domanda “da dove veniamo?”.
I batteri (che ho scoperto con non poca sorpresa essere solo in piccola parte ‘cattivi’ e che oltretutto compongono il 10% del nostro corpo), oltre ad essere le prime forme di vita apparse sul nostro pianeta, vengono visti in questo caso anche come i primi veri artisti della Terra, che seguendo il loro istinto naturale si moltiplicano, spaziando con varie forme e tipologie di colore, come nel caso del Penicillium Italicum, gran parolone che in realtà indica semplicemente la schifosa (passatemi il termine) muffa che si forma sulla superficie gialla del limone.
Dunque l’artista ha voluto mostrare con questo progetto l’esistenza di vere e proprie opere d’arte, create in maniera silenziosa e naturale, da alcuni batteri presenti in alimenti cresciuti in piastra Petri (il comune contenitore cilindrico utilizzato dai biologi per intenderci), il tutto catturato dall’abilità di Franco Bellei, che ha fotografato e ingrandito ciò che normalmente viene visto solo attraverso il piccolo spioncino del microscopio e utilizzato per fini puramente scientifici.
Vista in questo modo forse la biologia risulterebbe molto più affascinante anche per le menti più ‘antiscientifiche’ (e forse avrebbe aiutato anche me a prendere meno insufficienze nei compiti in classe al liceo!).
Nadia Guidi
Nadia, nevrotica precisina full time, nel tempo libero tento di farmi largo nell'insidioso mondo della curatela. Rincorro tutto ciò che toglie il respiro e sono alla costante ricerca della meraviglia.