Le vacanze di natale sono appena appena finite. E di cose ne sono successe in queste misere due settimane (o forse sono state tre?) di svago. Dal punto di vista dell’intrattenimento intendo. Se in Italia abbiamo sempre poche aspettative a riguardo, a causa della massiva trasmissione di film scritti, diretti e interpretati da SantaFottutaClaus, oltremanica sentiamo una voce che ci chiama facendoci venir voglia di espatriare. Non per cercare lavoro a Londra, diamine no, ma per avere qualcosa di bello da guardare durante le vacanze. Sulla tv britannica proliferano i così detti “Christmas Special“, episodi speciali delle serie regolari che possono (solo se ne hanno effettivamente voglia) avere come tema di fondo il Natale.
Da Doctor Who a Downton Abbey, i Christmas Special porgono i più sentiti auguri agli spettatori rassicurandoli che una nuova stagione è proprio dietro l’angolo. È questo il motivo per cui, quando si è sparsa la voce di un episodio speciale natalizio di Black Mirror la rete ha scodinzolato per l’entusiasmo, e nonostante non ci sia alcuna conferma da parte di Channel 4 riguardo la messa in onda della terza stagione, noi lo diamo per scontato. Non produci uno speciale solo perché hai l’animo buono. Non lo fa nessuno. Nemmeno gli inglesi.
Black Mirror è forse una delle cose più curiose andate in onda negli ultimi due anni sulle reti inglesi. Con un corpus composto provvisoriamente da due stagioni da tre episodi ciascuna e dallo speciale in questione, permette anche ai refrattari alla fantascienza di approcciarsi senza timore al genere. La fantascienza in questione qui è, come accade sempre con maggior frequenza, molto più scienza che fanta, e ci conduce in un universo pseudo futuristico dove un’altissima tecnologia alla portata di tutti la fa da padrona. Ma non una padrona necessariamente cattiva. Se c’è un cattivo qui, ed è Charlie Brooker ideatore della serie a suggerirlo, è l’uomo o meglio la sua ossessione verso la tecnologia. Ulteriore conferma di come ogni cosa, toccata da mano umana, si trasformi automaticamente in merda tossica.
L’ingerenza della tecnologia sulla nostra vita in un futuribile futuro molto possibile non è un tema nuovo, ma può diventarlo se si aggiunge la componente emozionale che rende l’uomo davvero piccolo e confuso nonostante la sua smargiassa convinzione di poter controllare, vedere, sapere tutto quello che è possibile controllare, vedere e sapere.
Il risultato è una forbice molto ampia che vede a un’estremità la tecnologia e dall’altra un’esigenza o uno stato emotivo risultato di quei “casi della vita” che ci accomunano, a prescindere dalla nostra ubicazione temporale.
Figlia del più che noto dramma psicologico e della serie fantascientifica cult “Ai confini della realtà“, Black Mirror racconta storie diverse e autoconclusive popolate da personaggi che cambiano a ogni episodio, confermando la tendenza che vede come vero protagonista della serie il concept che ne sta alla base. Privandosi volentieri di quella pesantissima presenza che è l’attore ricorrente, preferisce concentrare le proprie energie nello sviluppo di un’idea, nella stesura di una sceneggiatura pulita e nello stringere i rapporti tra i personaggi e il loro ambiente.
Se le stagioni precedenti ci avevano sorpreso, settimana dopo settimana nel corso della messa in onda, proponendo punti di vista continuamente differenti e mescolando generi e sottogeneri diversi, dal thriller politico al dramma distopico passando per quelle che si potrebbero definire delle deviate storie d’amore, lo speciale “White Christmas” ci regala una panoramica completa sulle possibilità narrative quanto sui risvolti umani e personali dei personaggi coinvolti, chiamando idealmente in causa le modalità narrative sperimentate nel corso degli ultimi due anni.
Quale ruolo potrebbe giocare la tecnologia in politica, nel nostro collocamento all’interno della società o sui nostri legami affettivi? Come potremmo, in questo futuro ipertecnologico affrontare la percezioni che gli altri hanno della nostra immagine, il lutto, il tradimento, la colpa? In breve, in quale modo saremmo in grado di distorcere le infinite possibilità affidateci dalla scienza, per rovinarci inesorabilmente la vita? In brevissimo in quale modo lo facciamo adesso, non in un domani lontano, ma proprio oggi? La serie si limita a ingrandire con una zoomata vertiginosa le nostre abitudini quotidiane, la nostra fame inestinguibile di immagini e informazioni, il nostro desiderio incontrollabile di stoccacciare uno schermo touch, tutte quelle paure che ci dominano rendendoci delle persone normali alle prese con un mondo nuovo, inquietante e famelico che, di nostra mano, stiamo costruendo un pezzo alla volta.
Vi invito quindi, se non l’avete già fatto, a guardarvi riflessi in quello specchio nero che è un pc quando è spento, di accenderlo e di confrontarvi con questa serie. E non preoccupatevi se quando avrete finito ne vorrete ancora. In qualche modo il vostro computer vi avviserà dell’uscita della terza stagione.
Beatrice Lombardi
Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.