C’era un tempo in cui aspettavo il Natale con la stessa ansia luccicante di quando mio padre programmava di portarmi allo stadio la domenica pomeriggio. E’ sempre strana la malinconia di un tempo passato e delle sensazioni difficili da ripescare dal cilindro. Non che il Natale non mi piaccia…sia mai (sarcasmo). Però è inevitabile dubitare che il mondo dei grandi sprizzi di lucentezza allo stesso modo. In realtà qualcuno che riesce a vivere della vita ogni istante con quegli occhi c’è pure da qualche parte in questo universo. Io comunque li ho sempre invidiati ‘sti qua. Maledetti venditori di illusioni perdute.
Però ecco, da grandi si apprezzano altre cose in maniera indubbiamente più compiuta. Che so, una cena fuori con una femmina, un’amicizia condivisa nelle stagioni, un rigore segnato in pieno recupero. E si apprezzano anche alcune tradizioni piuttosto che altre, o se ne creano anche dove non servirebbe, perché tanto ogni occasione è buona, almeno alle volte. Ed ecco che questo dolce natale alle porte s’illumina d’immenso nelle signore stagionali della fine dell’anno, tanto attese e bramate come rifugio sereno dall’incompresa assenza di spirito natalizio: Le Birre di Natale.
Di queste variegate bellezze, del senso e la tradizione che c’è dietro vi parlai un paio di anni fa. Ma ora non stiamo certo di qui a crogiolarci e dedichiamo queste righe proprio a lei, la più bramata creatura da festività. Perché non c’è Natale che detenga un poco di senso senza la Stille Nacht di De Dolle Brouwers.
Anche dei pazzi personaggi di De Dolle vi parlai a proposito dell’omino giallo della Oerbier, fantastica e camaleontica birra, direi, dall’ inconsueta originalità e genialità. Ebbene, al passo con la poporosità di questo personaggio l’omino delle nevi della Stille Nacht, con il suo scettro stellato, il fare regale e il rassicurante bicchiere tra le mani non si lascia di certo parlare addosso.
La Stille Nacht del magicamente eccentrico birraio Kris Herteleer venne prodotta per la prima volta nel 1980 ed originariamente era di colore scuro, simile alla Oerbier, e solo dal 1982 acquisì una tonalità più chiara per la decisione di ovviare a una separazione più netta tra le due. La Stille nasce inoltre come birra con la più alta densità di ogni altra birra belga del tempo (27 °P), e non pensate ovviamente alla densità da “spalmare”, ma alla concentrazione zuccherina di partenza del mosto prima dell’inizio della fermentazione (più alta risulterà, maggiore sarà il tasso alcolico finale), ottenuta grazie ad un pacco di malto Pale, l’aggiunta di zucchero candito ed una lunga bollitura di circa 5 ore. Nonostante tutto ciò e i suoi rispettabili 12 gradi alcolici, l’ampio impiego di luppolo (Nugget) – anche in dry hopping – la rendono una creatura estremamente bilanciata, nonostante la indubbia complessità.
Dal colore dorato carico, leggermente velato, con sfumature tendenti all’arancio presenta una schiuma generalmente compatta e cremosa, molto persistente. Al naso sprigiona un pullulare incredibile di aromi: canditi in abbondanza, agrumi e frutta gialla (pesca e albicocca), miele d’arancio, frutta sotto spirito ed una leggera nota di pepe bianco derivante dai lieviti. Molto equilibrata al gusto, dal corpo medio-pieno e la carbonazione leggermente abbondante. L’ingresso in bocca è indubbiamente dolce con note quasi biscottate e mielate, per richiamare con leggerezza gli aromi percepiti, assieme con l’alcool e una netta sensazione di calore e “piccantezza”.
La marcata dolcezza è perfettamente bilanciata da una lieve acidità finale e una punta di amaro che ne facilitano nel complesso la bevuta.
Famose le “verticali” di annate differenti di questo prodigio che può regalare soddisfazioni se lasciata sapientemente invecchiare.
Io non ci sono mai riuscito. Chissà che sia un buon proposito per il nuovo anno.
Ma certo. Ogni proposito alcolico per future bevute come fa a non esserlo.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.