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Superology Alchemy Capsule Collection

Superology Alchemy Capsule Collection


Superology Alchemy Capsule Collection

I guru della comunicazione, gli onnipresenti -strategist, gli improvvisati menestrelli, pseudo-blogger e copywriter, inondano il web con le loro storie. Perchè Storie (e la sua attitudine a farlo) sembra diventata da qualche anno la parola magica per i testi di successo, come se bastasse l’arte (spesso mal eseguita) del raccontare, per aprire lo scrigno più intimo del lettore. E magari coinvolgerlo, emozionarlo in quattro righe (contate) di testo per conquistare un like, ottimizzare il tempo e raggiungere il traguardo della condivisione, trascurando di fatto, quelle dinamiche intime e personali che creano quel transfert emozionale tra chi immerge se stesso nelle storie e chi quelle storie le racconta.

La verità è che per quanto tu possa sforzarti, la comunicazione di oggi, quella vera, passa sì attraverso le storie, ma in quelle che ci raccontiamo davanti a una bella e fumante tazza di te, o alle bollicine di uno Spritz, perchè a voler sempre scrivere per raccontare (o raccontare per scrivere), si perde il gusto di guardarsi negli occhi, di trovare quell’empatia sinergica che poi si trasforma in una chiacchierata e dalla chiacchierata si passa ad un vero e proprio saggio verbale, di cui alla fine, non rimane che una nuova storia (probabilmente da raccontare pure quella).

Io, Vanja e Sara ci siamo conosciuti davanti alla schiuma di una birra alle castagne, durante un’anomala serata estiva trascorsa sotto un bosco a 800mt dal livello del mare. Anche se in realtà, ci eravamo (impropriamente) incrociati a suon di tweet, post, like, pin, bim,bum,bam,in occasione della loro prima collezione.
Quel giorno, disquisiamo di moda, quella che è stata e quella che verrà, di fiori e scritte nell’accezione più negativa che questi due termini possano avere in riferimento al fashion, di arte, artisti, idee, design, collezioni. Discutiamo del Made In Italy, di quello “testa, tessuti e manodopera” 100% nazionale, prima ancora che la tv e l’opinione pubblica scoprisse l’Europa dell’est, le oche spennate, Remo Ruffini, Moncler, avidità, sfruttamento e tutto il blablabla di cui abbiamo sentito parlare negli ultimi giorni.
E a sentirle così immerse (e preparate) nel loro Superology, un brivido mi corre lungo la schiena, mentre penso a tutti i comunicati stampa di qualche psuedo-brand che prova maldestramente a far copia incolla di testi, ma anche di forme e colori.

Qualche settimana fa, è uscita Alchemy, la seconda capsule collection di Superology, ancora improntata sulla distinzione tra bianco e nero e sulle collaborazioni tra diverse figure artistiche. Elementi questi già presenti un anno fa e che oggi più di prima, si ergono a marchio di fabbrica, caratterizzando in maniera unica un brand innovativo sin dal concept.

NIGREDO la black, è stata curata da Dubit, dj e produttore italiano, trasferitosi poi a berlino (qui puoi sentire qualche suo pezzo, compreso quello realizzato per Superology). 
ALBEDO invece è la bianca curata dall’Art Director pubblicitaria Sarah Micol Grimaldi.
Così, se nella precedente collezione a farla da padrone erano le stampe di Guidarini e Carotti, in Alchemy, la ricerca è basata soprattutto sulle forme, sui tagli, sulle geometrie impreziosite da lettering e messaggi minimali che richiamano alla mente luoghi magici e misteriosi.
Il tutto condito (e non poteva essere altrimenti) da quel Made In Italy di cui sopra, che fa dell’artigianalità e della qualità dei materiali una vera e propria filosofia.
Perchè a inchiostrare e serigrafare, si fa sempre in tempo.

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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