Carlotta Cardana ha scommesso tutto per fare della fotografia il suo lavoro. Una scelta simile oggi vuol dire avere tanto coraggio.
E per trovare il terreno migliore su cui investire Carlotta ha lasciato presto l’Italia.
Dopo la crisi sudamericana del 2001 vola a Buenos Aires per documentare il crollo finanziario che ha colpito la popolazione, realizzando un fotoreportage sulla condizione dei Cartoneros e la vita dei lavoratori nelle fabbriche occupate della città. Poi è la volta di Città del Messico dove arrivano i primi lavori importanti e le prime pubblicazioni. Qui riesce a crearsi un buon nome nonostante l’ambiente fortemente sessista e classista. Proprio a causa della situazione difficile decide di spostarsi a Londra, dove pensa di poter trovare più spunti per il suo lavoro e per i suoi progetti personali. E non sbagliava Carlotta, di spunti ne ha trovati, ce lo conferma il suo Mod Couples, progetto grazie al quale è stata selezionata da Lens Culture, e inserita tra gli artisti di Emerging European Talents, collettiva esposta presso Officine Fotografiche in occasione della XIII edizione di FOTOGRAFIA Festival di Roma.
Mod Couples è ancora in corso di realizzazione e raccoglie immagini di coppie appartenenti alla scena Mod inglese.
Mod sta per Modernism e si riferisce ad una sottocultura che affonda le proprie radici tra i giovani londinesi dei tardi anni ’50 che ascoltavano modern jazz.
Dopo aver raggiunto il suo apice di popolarità negli anni ’60, la cultura Mod vede diverse riprese, soprattutto nell’ambito musicale, nei decenni successivi (Mod Revival) fino ad arrivare ai giorni nostri. Ma oggi non si tratta di una semplice passione per il vintage (ormai tanto diffusa) ma rappresenta – ancora – un vero e proprio stile di vita: con propri modelli ideologici, musicali, di espressione corporea e di abbigliamento.
Non è facile tracciare un profilo della cultura Mod, poiché è sempre stata molto legata al singolo gusto personale piuttosto che a rigide norme di gruppo, e questo ha lasciato ampio spazio a teorizzazioni sulle origini e sulla vera essenza del movimento. Tuttavia si possono individuare gli elementi che la caratterizzano, oggi come allora, in un look estremamente curato (e per l’epoca innovativo), che i giovani ricercavano nelle riviste di moda italiane, da cui prenderanno anche la passione per gli scooter Vespa e Lambretta; la musica black, in particolare il soul, lo ska, il bebop, la musica beat e il rhythm and blues.
La scena Mod originale era associata (oltre che al consumo di droghe) alla vita notturna dei Coffee bar che, al contrario dei classici Pub, restavano aperti fino al mattino e permettevano ai giovani di trascorrere intere notti a ballare una musica dal sound Mod. Quello che accadeva negli anni ’60 in un locale simbolo del boom economico italiano come il Piper, che tra l’altro ispirava la propria linea artistica al beat britannico.
Composizioni attente ed equilibrate, anche nei volumi e nei colori. Le immagini realizzate da Carlotta Cardana hanno un’identità documentaria e sposano la pratica della fotografia ambientata: le coppie scelgono cosa indossare e dove essere fotografate, il mondo rappresentato nelle fotografie è lo stesso che loro hanno creato per sé. Ma tutti gli elementi (la moda, la musica, gli scooter) fungono solo da cornice. Perché l’interesse dell’artista e della sua fotografia va oltre l’apparenza, per poter esplorare la loro vera identità, e lo fa con un punto di vista estero ma non totalmente distaccato: penetra la maschera del look e svela delle vere identità.
Tra le fotografie scattate per il suo progetto Carlotta si è focalizzata su quelle delle coppie, perché più intense e comunicative: “Sono affascinata dal modo in cui le loro identità si mescolano insieme per produrre qualcosa di più ampio della somma delle due parti”. Del resto, come dice lei stessa la costruzione di un’identità non è solo negoziare con le norme accettate dalla società ma anche con quelle del proprio partner.
“Queste persone respirano e vivono una moda e una musica vecchie di mezzo secolo, e a differenza delle altre sottoculture associate con la ribellione giovanile (come i punk) loro lottano per il massimo dell’eleganza e della formalità, in un’epoca in cui addirittura i leader del G8 si fanno problemi a mostrarsi in abiti troppo formali”
Stefano Gizzi
A volte cerco di ricordare a quando possa risalire il primo fotogramma della mia esistenza, ma non sono mai riuscito a trovare un punto d’inizio. Perché da che ne ho memoria la fotografia ha sempre fatto parte di me.