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Dylan Dog (vittima degli eventi) resuscita

Dylan Dog (vittima degli eventi) resuscita


Dylan Dog (vittima degli eventi) resuscita_1

Il due di novembre esce, nel flusso di coscienza collettiva che è la rete, il così detto fan movie di Dylan Dog: Vittima degli eventi. Produzione ITALIANA che più italiana non si può, portata a termine grazie al crowdfunging aka io ho un progetto e se mettete tutti un eurino ci sono altissime possibilità che, questa bella idea che ho avuto fuoriesca dal mio cervello e assuma una forma fisica. In cambio (generalmente) ricchi premi e cotillon, anteprime esclusive e tanta ma tanta gratitudine. Ma soprattutto la presa in carico, da parte di chi chiede, della responsabilità di non deluderti. Una responsabilità di dimensioni epiche, da samurai giapponese, di quelle che ti vengono le occhiaie, soprattutto se hai avuto la malaugurata idea di prendere uno dei personaggi più iconici del fumetto italiano e di farlo parlare.
Ma alla fine, avevi altra scelta?

Guardo “Vittima degli eventi” sul canale youtube di The Jackal (distributore ufficiale), con della stitichezza emotiva in corpo: una cosa che va fatta ma che proprio non ci si riesce. Il mediometraggio è ormai disponibile on line da un paio di settimane, ma fino a ora l’ho sempre evitato. Soprattutto per invidia. Dopo un po’ di spernacchi al monitor decido di lasciar andare i sentimenti negativi e di leggere “Vittima degli eventi”, che si apre davanti a me come un vecchio albo. Talmente immerso nell’inchiostro nero da tingermi le dita.
Pellicola dedicata ai fan vecchi come a quelli nuovi, come a quelli che non sanno ancora di essere fan ma che adesso ne hanno la certezza matematica, sembra mantenere vivo lo spirito del fumetto, come probabilmente nessun’altra trasposizione cinematografica è mai stata in grado. Gli elementi ci sono tutti, il morto, il commissario, la bella, Groucho, Dylan, la medium, psichedelia, filosofia, il misticismo. Il mistero che continua a trovare piccoli nascondigli, nonostante la nostra ostinazione nel credere che non ci sia più, nel mondo intero, un solo pezzettino di reale capace di sfuggire al nostro occhio. Il tutto mi lascia un sapore dolce sul palato e pure quel non so che, come quando mangi un caco. E per due notti mi addormento e intanto ci penso. Che nemmeno lo volevo guardare mentre adesso ne gradirei ancora.

Sarà stato quel finale aperto, su un possibile prossimo numero, a disturbarmi il sonno. O la presa di coscienza che questo progetto creato con fatica e amore (una barca di amore) e competenza e curiosità e impegno collettivo e scazzi vari abbia dato vita a un prodotto (seriale?) italiano esportabile sul mercato internazionale. Forse l’unico prodotto  (seriale?)  italiano esportabile con orgoglio e gioia di vivere. E se invece fosse l’essere a conoscenza di quella tremenda ingiustizia che lascia i diritti cinematografici del fumetto, in mani meno amorevoli di queste? O magari sapere che sceneggiatore, regista e direttore della fotografia si siano fatti da soli. Letteralmente. Iniziando qualche anno fa con una web cam, sparando cazzate, raccontando storie, correndo sul confine tra genio e idiozia. Creando competenze, coltivando ossessive passioni. Cucendo un pezzo alla volta una rete fitta di persone e contatti. Trovandosi. Sì, questa è una di quelle cose che se ci pensi ti occupa la testa. Sapere che c’è vita nella rete. Per non parlare di quello che c’è fuori: giovani come l’acqua e belle maestranze, professionisti, uomini e donne di artistica fatica che si spendono e si spandono guidati da una fede cieca, convinti che quello che stanno facendo sia buono e giusto.

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Io potrei raccontarvi tutto quanto, dirvi chi sono Claudio di Biagio e Luca Vecchi, quanto sia bbono e bravo Valerio di Benedetto, descrivere nel dettaglio come e perché questo Dylan sia così e non cosà o, cosa più importante ancora, come e perché questo Groucho sia così e non cosà. Potrei fare accenni alle differenze e alle similitudini, alle “svecchiate”. Potrei parlarvi di Alessandro Haber e Milena Vukotic, senza cadere nel cliché del vecchio che passa il testimone al nuovo, quanto di una cosa buona che sta con un’altra cosa buona perché è così che deve essere.
Potrei portare testimonianza di come, in breve, la mia stitichezza emotiva si sia trasformata in una soddisfacente quanto inaspettata regolarità intestinale, una sorta di beato rilassamento delle viscere, dopo una sola applicazione. Ma se invece, ve la butto là, voi decideste semplicemente di guardarlo? È sempre lì, a disposizione. Non se ne va da nessuna parte.

POSTILLA: Questo articolo, all’interno della mia testa, sarebbe stato molto, ma molto meglio con un’intervista, ma non c’è stato modo. Citando un amico che resterà anonimo: “chissà questi come stanno impicciati adesso”, nel senso, avranno delle giornate molto impegnate e non possono rispondere alle mie mail subito. Amara verità. E io che avrei un fiume di domande che non troveranno mai risposta…ma domande proprio originali, che nemmeno ve le immaginate. Ma, no. Non si può. Vorrà dire che dovrete continuare a fidarvi di me sulla parola, quando vi dico che sono una persona estremamente brillante.
Di rimpiazzo beccatevi questo video del backstage, c’ho visto del Whedon e mi ha fatto tanto ridere.


Beatrice Lombardi

Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.

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