Tendenzialmente la natura umana è mediamente insoddisfatta e tende per lo più a stancarsi repentinamente delle cose. O almeno… lo è la mia. Purtroppo. Beh, ad ogni modo, non credo di essere l’unico di voi ubriaconi sempre curioso di provare il più possibile che trovi di “nuovo” da poter assaggiare, snobbando spesso ottime esperienze gustative semplicemente per quel mostro distruttivo che si chiama “noia”.
Ma ci sono situazioni in cui non è che hai poi tanta scelta alle spine, o frigoriferi strabordanti da fissare per ore con gli occhi sgranati, alla ricerca insaziabile di novità o stravaganze ardite.
Ci sono serate e situazioni in cui sfogli attonito quel menù sperando di scovare tra le pagine già imparate a memoria qualcosa che non esisterà mai. E ti trovi a ordinare già insoddisfatto quella birra bevuta a secchiate e abbandonata oramai da tempo, senza sapere che quella stessa birra ti salverà inevitabilmente la serata, aiutandoti per una volta a trovare sollievo nella confortevole realtà del seminato.
1 – Punk Ipa, Brewdog
Già, chi non la conosce e chi non conosce quei pazzi scozzesi che in sette anni di attività hanno varcato più di un limite mentale, oltre che produttivo. Che sia nella classica 33 cl, nel rinnovato bottiglione da 66 cl, o nella ancor più popolare lattina, la Punk Ipa rappresenta una sempreverde e dignitosissima scelta per ogni bevitore, nonostante i volumi dell'”artigianalità” siano sempre più, come dire, in via di “ridimensionamento”.
2 – Orval
Di questa birra trappista ho parlato spesso, non stancandomi mai di reputarla una birra rivoluzionaria in molti aspetti produttivi, oltre che altamente innovativa nel packaging per un prodotto così “classico”. Di Orval non ne bevo oramai molta, ma quando ci casco raramente rimango pentito. Anzi, quasi ci resto di stucco.
3 – Tipopils, Birrificio Italiano
Intendiamoci, qui siamo in presenza di un birrone che ha fatto come pochi altri la storia birraria del nostro paese, assieme a una vagonata di riconoscimenti ottenuti in Italia e all’estero. Anche la Tipopils è una birra sorprendente nella sua semplicità, ben fatta e fragrante come poche. Quella stessa semplicità a volte irraggiungibile nell’imbarazzo della scelta.
4 – Saison, Brasserie Dupont
Ricordo l’amore ai primi sorsi di questa birra. Poi cresci e di esperienze ne fai tante altre, estreme e audaci. Tante ti passano sotto mano ma un giorno torni, la riprovi, ed è sempre lei con il suo aroma inebriante e l’eco della campagna in sottofondo. Ed è subito sera.
5 – Jaipur, Thornbridge
Quale beershop – per lo meno romano – non ha posseduto per un bel po’ di tempo qualche creazione di questo straordinario birrificio inglese, lanciato al successo anche grazie al lavoro dell’italiano Stefano Cossi, vincitore del prestigioso riconoscimento d’oltremanica “Brewer of the Year, 2010”. La Jaipur per me è sempre una confortante IPA dall’aroma che ti prende a pugni, il corpo esile e il finale amaro deciso, per tante volte in cui chi si accontenta gode. Eccome se gode.
6 – Imperial Stout, Samuel Smith
Anche di questa coccolosa produzione si è parlato più di una volta su queste pagine. E ogni volta che si presenta un’occasione in cui compare impettita, dietro all’etichetta tanto luccicante e perfetta, con le sue note calde e avvolgenti, intense e vellutate, tutto il resto può scomparire rimpiazzato da un modesto divano con fuoco annesso. Il buon Oscar Wilde l’avrebbe scelta senz’altro come sua.
7 – Rochefort 8
Non che la 6 e la 10 non siano all’altezza, ma la Rochefort 8 dei mattacchioni trappisti della abbazia di Saint-Remy risulta sempre un compromesso emozionale di marcata imbattibilità per riuscita, equilibrio, bevibilità e complessità. Basta un sorso per pentirti di tutte le volte che non l’hai neanche notata lì nell’angolo del frigorifero, schiacciata da ragazzette più rampanti. Fortunatamente con i frati la via della redenzione è sempre percorribile.
8 – Rauchbier, Schlenkerla
Lei, la più impronunciabile – quasi – di tutte. La mamma “cicciona” dai sapori decisamente forti, regina dell’affumicato da bere nelle sue differenti varianti. Antica nei secoli ed emblema delle particolari birre tipiche della cittadina di Bamberga questo prodotto singolare soprattutto per i neo-bevitori resta sempre quanto di più imbattibile in accompagnamento ad un succulento e amorevole piatto a base di carne.
9 – Tripel, Westmalle
Nonostante le bevute giovanili, il fatto che non sia esattamente una birra di “facile beva” né sprizzi giovinezza da tutti i pori resta semplicemente LA Tripel, per una varietà di profumi imbarazzanti, il corpo snello e l’incredibile equilibrio tra il dolce e il finale secco. Una birra armonica come poche altre.
Ergo. Spalancate pure le porte della percezione ad una rinnovata “comfort beer zone”.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.