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Transparent: parliamo (quasi) seriamente di stereo...

Transparent: parliamo (quasi) seriamente di stereotipi di genere.


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Nel mondo, nonostante voi non ve ne siate mai accorti, si sta combattendo una battaglia oscura. Sotterranea. Silenziosa. Ma che urla. Urca se urla. Una battaglia che vede da una parte i pirati della rete e dall’altra le allegre e festanti major televisive.
Maledette major. Ci rimbambiscono con i loro prodotti belli da morire e noi non ci accorgiamo che da pirati ci stiamo trasformando in consumatori passivi che, sedendosi sul divano, allentano di un buco la cintura.
Siamo pigri, ecco qual è il nostro problema. Abbiamo perso il piacere del brivido che ci coglieva all’improvviso quando, dopo ore di download alla velocità di mia nonna in cariola, aprivamo il file per vederci un film e, beh, non era proprio il film che volevamo noi. E via a cercare di cancellarlo in ogni modo e maniera. Perché non ci piaceva l’idea che nel nostro computer risiedesse una copia di “Stupri italiani“. No, non è il titolo di un documentario sulla violenza sulle donne.

Il mondo attuale non ha più bisogno di noi, eroi coraggiosi. Il mondo si è adeguato finalmente (o purtroppo) e ci sta dando quello che abbiamo sempre chiesto. Se già Netflix aveva dato inizio alle danze un paio di anni fa con la produzione di serie tv originali di altissima qualità, oggi, anche Amazon.com ci vuole provare. Selezionando tra decine di migliaia di sceneggiature e proponendo i pilot in streaming sul proprio portale web gratuitamente (cavoli si!), la libreria virtuale più rifornita dell’universo ha deciso di accendere la tv. Fanculo i libri!
È come se il fire sharing venisse da voi un giorno e vi dicesse che vi vuole bene, tanto, ma che dopo anni di finzione è giunto il momento di uscire allo scoperto ed essere quello che ha sempre saputo di essere fin da bambino, ma che ha dovuto nascondere perché i tempi non erano maturi.
Ed ecco che ora parte la recensione vera e propria.

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È da un po’ di tempo che sto dietro questa cosa, Netflix vs Amazon. Ho guardato alcuni dei pilot e poi l’ho trovata finalmente. La serie Amazon che secondo me dovreste guardare e che io ho guardato. Perchè non solo la prima puntata ve la potete guardare a ufo, ma avete 30 giorni di accesso gratuito a tutto il cucuzzaro: si, la serie è disponibile per intero e subito. Ed è piacevole. Piacevole da morire.

La serie si chiama Transparent e il protagonista si chiama Mort almeno fino a quando non chiede di essere chiamato Maura. Nei dieci episodi che compongono la prima stagione, in un formato in cui siamo abituati a vedere per lo più sit com (ogni episodio dura solo 30 minuti) assistiamo al coming out di un padre. Ma in questo caso specifico non si tratta di dire semplicemente “ehi ragazzi, papà è gay”, ma più “ehi ragazzi, papà in tutti questi anni ha annichilito la sua parte femminile ma ora non vuole più farlo”. Attraverso una serie di flashback che ci riportano indietro a metà degli anni ’80, diamo una sbirciatina discreta al mondo transgender e alla sua evoluzione, collettiva quanto intima e privata.
Essere un trans e vivere nella Los Angeles multietnica, creativa, vegana del 2014 potrebbe sembrare una gran bella cosa. Nulla a che fare con i finti viaggi di lavoro dall’altra parte del paese nei quali indossare, anche se per un breve periodo, la nostra nuova identità, la nostra vera identità. Transparent ci dimostra come non sia precisamente così facile, oggi, affrontare una transizione più interiore che esteriore, che viene associata istintivamente alle passeggiate da marciapiede con sorpresa. Soprattutto se, negli anni di eterosessualità autoindotta, si è figliato. Ben tre volte. Ma non figli facilmente impressionabili. Figli che sono incasinati quanto noi, se non di più, ma ai quali vogliamo incondizionatamente bene, perdonando loro ogni debolezza, come se fosse la nostra.
Chi esce allo scoperto ha le palle. Chi finge di essere mentalmente aperto finché gli torna comodo, no. Chi interroga sè stesso e si risponde ha le palle. Chi nasconde i propri segreti sotto il tappeto, no. Chi si rende conto di avere a che fare con la cosa più importante della propria vita ha le palle. Chi crede che ogni cosa faccia non abbia conseguenze, no. Uno scontro generazionale, famigliare, di stili di vita. Affidato a una deliziosa scrittura e caratterizzazione dei personaggi, che tende a far ragionare lo spettatore (eh lo so, la tv quando fa così è insopportabile) e a schiaffeggiarlo di tanto in tanto.

Ma se magari non ve la sentite di tuffarvi in una delicata ma tematicamente complicata serie, rassicuratevi. Sulla scia di tanta bella televisione degli ultimi anni, anche in Transparent c’è una buona dose di sessaccio spinto, di ogni tipo e colore. Puoi mettere in streaming tutto quello che vuoi, essere innovativo quanto ti pare, ma ringrazia l’HBO per aver trovato l’unico elemento che spinge il telespettatore a guardare per ore una scatola luminosa.
Ah, dimenticavo. Pare che la produzione HBO sarà disponibile sul sito del network, senza bisogno di sottoscrivere alcun abbonamento. Ed è ora, pivelli, che la vera battaglia ha inizio.


Beatrice Lombardi

Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.

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