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Stalin + Bianca il libro di Iacopo Barison

Stalin + Bianca il libro di Iacopo Barison


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Inizi a leggere e pensi subito “dannazione, ma come parlano questi pischelli?”, e subito ti ricordi di quando avevi 18 anni, di quando facevi il liceo classico, e di quello che il dialogo culturale ha significato per te e per i tuoi compagni di classe. Per i figli della borgata precipitati dentro le scuole del centro storico, la vita spiegata dai libri era una rivoluzione antiborghese, e una reazione al grigio della periferia.

Soprattutto di dialoghi è fatto il libro. Di dialoghi e di un territorio, che per il poco che viene descritto, è tutta provincia denuclearizzata. L’Italia sotto la DDR. Ci svegliamo dal boom economico con gli occhi cisposi e intorno a noi è calato il post-grunge ancora grunge di una Seattle immaginata e neanche troppo digerita.

Stalin, il protagonista appena diciottenne del romanzo, mi ricorda tantissimo un amico mio. Anche lui ha i baffoni. Anche lui ha la sindrome del filosofo. Anche lui si controlla poco. Un giorno, di punto in bianco, mi ha scritto un muro di testo da venti cartelle e mi ha chiesto di sposarlo. Per me eravamo appena conoscenti. Se avete capito il mio straniamento nel ricevere una proposta così inaspettata da un paio di baffi così timidi, seppure folti, la ritroverete leggendo della fuga di Stalin (e lo spoiler finisce qui) che traccia la sua traiettoria verso la vita adulta, nonostante i nostri occhi vedano attraverso i suoi, per tutta la durata del libro.

Bianca è una ragazza cieca. E sto personaggio verrebbe fuori un po’ bidimensionale se si limitasse a fungere da appendi-amore per Stalin. Invece assolve ad una funzione a metà strada tra Beatrice e Virgilio. L’adolescenza che non abbiamo vissuto, ma che ci convince molto. O quantomeno ci somiglia. Sicuro somiglia a quel mio amico coi baffoni, che peraltro lavora nel comparto web di una casa editrice arcinota frequentata anche da Iacopo.

Il libro Stalin + Bianca lo ha scritto un giovanissimo scrittore, Iacopo Barison, classe 88. Scrive il primo romanzo a 20anni, tratto dal suo blog. Sul suo profilo facebook si dice che abbia studiato presso “autodidatta di matrice leopardiana” e sul suo profilo twitter è un “pretenzioso scrittore di libri, articoli e sceneggiature”. Se non si è pretenziosi a 25anni, penso, quando allora. Vanni Santoni, che cura la collana di narrativa per la Tunuè, vorrei dire storica, ma nasce nel 2005, casa editrice di graphic novel, sembrerà a Iacopo un vecchio, con i suoi 35 anni, e 10 anni di scrittura alle spalle.

La copertina di S+B è naturalmente bellissima e minimale. Un arcobaleno senza colori su uno sfondo ciano solido. O forse solo un paio di baffi.

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Daniela Ionta

Prosivendola di mestiere. ama parlare, scrivere, fotografare, correre, andare ai concerti sfigati. Vive una vita perfettamente equilibrata e solipsistica nella capitale immorale d'Europa. Ha una figlia e un cane virtuale.

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