Ciao Clem, per iniziare dicci chi sei, quanti anni hai, cosa fai nella vita e come hai cominciato a fotografare.
Ciao, sono Clemente De Muro, ho da poco compiuto trent’anni e nella vita faccio il regista pubblicitario. Ho iniziato a fare fotografie ai tempi dell’università quando ho conosciuto il mio amico Davide Mardegan. Abbiamo iniziato a fare fotografie durante i nostri viaggi e le nostre avventure sportive. Sicuramente la ricerca dell’angolo migliore, l’esposizione alla luce di figure e volumi, l’aspirazione a catturare nel quotidiano storie interessanti, è stato un ottimo esercizio propedeutico al nostro lavoro di registi.
Sei un regista pubblicitario, lavori con un socio e vi fate chiamare “CRIC”, che cosa significa? Spiegaci un po’ la storia di questo nick
Quando abbiamo iniziato a raccontare le nostre storie attraverso le immagini, eravamo conosciuti tra i chiostri dell’università come un piccolo gruppo affiatato, facevamo tutto insieme, viaggi, arrampicate, fotografie, cortometraggi, qualche tentativo di pubblicità. Eravamo io e Davide e Nicol, attorno a noi giravano altri amici, degli attori, disegnatori etc… In definitiva eravamo propriamente una cricca. Da qui è nato il nome CRIC.
Mi scrivi da Chicago, sei spesso in viaggio per lavoro? Come lo descriveresti?
Da circa tre anni abbiamo iniziato a viaggiare in giro per il mondo con una certa costanza. Abbiamo lavorato in Russia, Ucraina, Emirati, Sud Africa, Germania, Florida, Illinois, Beirut, Portogallo, Francia e soprattutto in Italia. Beh sono tutti posti fantastici, ma siamo fermamente convinti che non esista nessun altro posto al mondo paragonabile all’ Italia. Lo diciamo non solo per le bellezze artistiche, ma prima di tutto per l’intelligenza relazionale che abbiamo noi Italiani, e anche per le ottime competenze dei professionisti con cui abbiamo lavorato negli ultimi anni.
Ho scoperto che fai foto solo tramite la tua gallery di flickr, un po’ poco sponsorizzato questo aspetto, non credi che sia importante quanto la regia o c’è dell’altro?
Per me fotografare è come scrivere un diario di bordo. È un modo per appuntarmi immagini, situazioni, scorci, mi piace anche molto fare dei semplici ritratti che catturino qualche riflesso dell’anima dei miei amici, dei miei fratelli e delle persone che incontro in giro per il mondo. Non ho mai cercato di sponsorizzare questo mio “diario”; ma come CRIC stiamo cercando di portare avanti alcuni discorsi attorno al concetto di reportage. Vedremo se in futuro riusate dire a concretizzare questi propositi.
Chi sono tutte quelle persone nelle foto? Dove le incontri, quando scatti e perché decidi di fotografare, cosa ti attrae?
Per lo più fanno parte delle mie cerchie di amici, attori, comparse dei set, i miei familiari. parallelamente a questo tipo di ritratti random, sto approfondendo la tematica dell’isolamento. Ho da poco iniziato a ritrarre persone comuni nell’attimo di astrarsi completamente dalla realtà circostante, ipnotizzate dallo schermo luminoso di uno smartphone. La serie è appena iniziata, gli scatti in rete sono ancora pochi ma devo ancora scansionare e caricare alcuni rullini su questo tema.
Cosa fai quando non lavori? Come passi il tuo tempo libero?
Al momento io e il mio socio stiamo dedicando tutto il nostro tempo libero alla stesura della sceneggiatura del nostro primo film. Al momento siamo solo agli inizi e preferiamo non parlarne troppo, almeno finché non prenderà bene corpo.
Analogico, digitale, cosa pensi di questi due modus diversi?
Scatto principalmente con tre mezzi. Una Leica m6, con la Pentax Me Super di mio padre e con una Fujifilm X-pro1. La pellicola è assolutamente il mio supporto preferito, anche se non posso negare che questa fujifilm utilizzata con le mie lenti leica, Zeiss e Voightlander, mi sta dando degli ottimi risultati. Personalmente penso che la diatriba senza fine tra gli amanti del digitale e dell’analogico sia in definitiva futile e velleitaria. La fotografia si fa con l’occhio e con la capacità di percepire le emozioni, il resto sono solo strumenti. Ho visto fotografie incredibili scattata con vecchi catorci a pellicola da quattro soldi (come ii lavori di Artem Nadyozhin) e altrettante con il più basico degli smartphone.
L’intervista è terminata, consigliaci un film, una canzone, un artista…
The Wrestler di Darren Aronofsky; How it Ends dei Devotchcka e i paesaggi americani di Harold Gregor.
Ringraziamo Clemente per la sua disponibilià, qui i suoi lavori: Flickr e Cricfilm.it
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.