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L’isola che non c’è di Cédric Dasesson...

L’isola che non c’è di Cédric Dasesson


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L’isola che non c’è è il “luogo” dove un po’ tutti, grandi e bambini, ci siamo persi almeno una volta. Il fascino sta nel suo essere sinonimo di libertà, o nelle avventure nascoste in ogni angolo studiate ad hoc per non avere mai giornate noiose. L’abbiamo trovata descritta da filosofi e scrittori, cantanti e registi, ma oggi Cédric ce ne racconta un’altra, con un linguaggio unico che solo lui sa parlare.

Ci parla dei territori inesplorati, di quelle coste che non si vedono stampate sulle cartoline, di quell’isola che non c’è, che si trova al centro del Mediterraneo e che si chiama Sardegna, di cui in tanti parlano ma che forse nessuno realmente conosce, nemmeno noi sardi che la amiamoodiamo per il suo essere così speciale ma al tempo stesso così sconosciuta.
È il racconto del tempo che scorre, e con lui il mare trasparente che progetta e leviga le architetture più incredibili: le coste, storia e futuro di un territorio ricco di tradizioni e di paesaggi paradisiaci poco promossi e valorizzati.
Cédric ama scoprire questi “paradisi” che nessuno conosce, percorrere sentieri dimenticati, con la sensazione di essere il primo dopo secoli che si perde e si arrampica tra la macchia, con l’obiettivo di scoprire sempre nuove calette, nuove spiagge irraggiungibili – o che nessuno si è curato prima di raggiungere -, nuovi fondali e nuove acque da scoprire, per ascoltare la loro storia e riportarla a noi con le sue foto.

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Ed è così che ce le racconta, senza che sia riconoscibile di quale dei circa 2000km di costa stia parlando, ma semplicemente descrivendocela per quello che in fondo è: un’isola dimenticata, un’isola che non c’è.

È ossessionato dalle rocce e dal fluido che le lambisce, questo è il vero segreto della natura, intesa come architetto che pazientemente, di giorno in giorno e corrente dopo corrente, leviga le rocce per mostrarcele ogni volta diverse ma ogni volta uniche.

Non troveremo mai due rocce uguali, perché derivano da un fenomeno che non segue logiche ripetibili, ognuna ha la sua storia, ognuna parte da una corrente lontana e da un’interazione diversa, che non dipende dalla volontà dell’uomo ma di fronte alla quale l’uomo può solo rimanere incantato ad ascoltare.
Cédric fa proprio questo: ascolta. Legge la storia scritta dal mare, che parla di sabbia, di incavi, di onde, di forze e tocchi leggeri. E’ un’esperienza di cui non può fare a meno, è quello che davvero lo fa star bene e pensa che la sua scoperta, quest’isola che non c’è appunto, debba essere conosciuta da tutti, e a tutti quelli che hanno voglia di ascoltarlo la racconta attraverso lo strumento che sa usare meglio: la fotografia, che nel suo caso non ha il solo valore di documentare un territorio, ma uno molto più alto: descriverne il fascino nascosto.
Il suo linguaggio è tanto semplice quanto incredibilmente chiaro, le sue composizioni sembrano tratte da un manuale di architettura, i suoi elementi sono l’acqua, la terra e la luce, e ogni tanto qualche osservatore curioso come lui, non ha bisogno di altro per regalarci la possibilità di perderci nel suo bianco e tornare per un attimo bambini e immaginarci di vagare in quest’isola che non c’è.
Dopo aver visto la sua interpretazione, ci viene quasi il dubbio di essere di fronte a un’isola del tesoro, visto quanto è prezioso il suo contenuto, ma allo stesso tempo non è che il prodotto della fantasia di ogni bambino, proprio perché di fatto non c’è… ognuno è libero di immaginarsela come vuole, anzi, ognuno è stimolato a immaginarla come vuole!

I suoi followers su Instagram (Facebook) l’hanno più volte definito “il poeta del mare”, il “maestro dell’acqua” o addirittura Poseidone. Per me Cédric è ciò che cerco quando voglio perdermi nel bello, e con enorme piacere oggi vi mostro alcuni dei suoi scatti carichi di pace e libertà.

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Federica Emma Longobardi

Mi sono laureata in Architettura, decisa a fare del bello e dell’ordine il mio lavoro. Sono curiosa, credo nelle idee, nelle buone idee, mi piace ascoltarle e farle mie anche solo per il tempo di un racconto.

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