A volte mi chiedo cosa mi continui ad attrarre nell’universo della birra. Ci sarebbe tanto da dire in proposito, ma finisco sempre a realizzare di trovarlo così affascinante perché c’è tanto da scoprire e imparare ad ogni nuovo incontro, visione, confronto. Per carità, sono capitati anche a me momenti di “stallo” o “noia” per tutta una serie di motivi… ma poi succede sempre qualcosa che stravolge il tutto di nuovo da lasciarti vedere le cose con una rinnovata, più consapevole e rigenerata “lucentezza”.
Ed il brillio di oggi mi aleggia bene in testa ripensando al weekend che ho appena avuto il piacere di trascorrere a qualche centinaio di km di autostrada a nord di casa, per finire a trovare un’altra, nuova, “seconda casa” dove non avrei mai immaginato neanche di cercarla: a Vercelli, presso il Birrificio Sant’Andrea.
Fino a pochi mesi fa ammetto che poco o nulla sapevo di BSA e delle loro birre. Poi è arrivato il Beer Park Festival dove abbiamo avuto modo di conoscerci meglio con Vittorio “Viky” Ferraris, capitano della ciurma, e l’occasione di organizzare un weekend di ritrovo grazie a quei sempre presenti beoni di Eugenio ed Edoardo di Malto Misto. E qui torniamo al bello del mondo della birra.
Ti trovi, te ne fai un paio di compagnia, e finisci qualche settimana dopo a incontrarti in tutt’altro ambiente ripensando ai momenti passati, programmando nuove occasioni ed improbabili punti di ritrovo.
Comunque. Il BSA mi ha colpito. E molto. Anagraficamente nasce a Vercelli nel 2010 dopo diversi mesi di preparazione ed arriva ad affermarsi al concorso Birra dell’anno 2012 – Selezione Birra, vincendo l’oro nella categoria “Birre chiare a basso grado alcolico, di ispirazione belga” con la Fog, Witbier della casa e l’argento in quella “Birre ad alto grado alcolico, di ispirazione anglo-americana” con la Rossa del Gallo, inconsueta Strong Bitter Ale di ottima fattura, lontana dalle mode del momento.
La filosofia del BSA è fatta rigorosamente di birre semplici da bere, che siano a completo agio nel contesto di socialità proprio della birra in sé, ma che non risultino banali, mai. Altro elemento cardine dell’attività sono i condimenti e riferimenti vari ad un certo tipo di musica come stile di vita – elemento che unisce da sempre i fondatori e collaboratori della crew – di cui ne sono presenti in maniera più o meno celata i cenni tra le grafiche delle etichette e gli elementi comunicativi, eccellentemente centrati sull’essenza del birrificio.
A Vercelli abbiamo trovato una compagnia e sintonia eccezionale. E c’è da dire che non sempre quello che trapela dalla linea comunicativa di un’attività, qualsiasi essa sia, rispecchia a pieno le personalità degli individui che ne sono coinvolti. Ma al BSA è esattamente così, ed è una cosa abbastanza rara anche nel mondo della Birra. Quello che bevi, quello che ascolti, osservi e respiri, dall’ambiente e le persone che ne fanno parte, si ritrovano nella stessa “essenza” di fondo, assolutamente reale e genuina.
E questa “atmosfera del BSA” risulta ovviamente ben più chiara se si assaggiano le loro produzioni nel modo migliore di venirne a contatto, ovvero nel birrificio ed annesso BSA Beer Club.
Delle due “premiate” mi ha colpito la Rossa del Gallo (6,9%) in maniera particolare. Difficile e coraggioso realizzare una birra di stampo altamente tradizionale tra lo strapotere delle tendenze moderne, ma il risultato è davvero ottimo, con note caratteristiche di nocciola e sentori erbacei, uniti ad un gusto equilibrato in cui malti e luppoli si armonizzano in maniera eccellente.
Devo dire però che la mia preferita è risultata la creatura forse più semplice della casa, la Bionda del Leone (5,3 %), in stile Pils versione bohemian che nel nostro paese si fa tanta fatica a trovare, dal carattere luppolato più attenuato ed una fragrante base maltata davvero intrigante. Eccellente nella sua semplicità anche la Mozquito (4 %), Summer Ale profumata, morbida e di pericolosa beverinità, dalle caratteristiche ancora una volta legate più al mondo inglese che americano, in netta controtendenza rispetto al solito.
Ma anche l’unica deviazione verso il Belgio risulta ben azzeccata con la Riot (8,1), Golden Strong Ale in cui emergono le note fruttate ed erbacee tipiche dei lieviti e si fondono con un finale decisamente secco che la rendono molto godibile per una birra di questo carattere e tenore alcolico. L’unica forse un po’ fuori dal coro la Blitz (7,7 %), nella prospettiva di una birra più “stravagante”, dalle tendenze decisamente più luppolate ed i segni caratteristici targati Stati uniti. Ma qui intendiamoci, si tratta comunque di una birra ottima, dal profumo esplosivo e il gusto intenso, dall’amaro caratteristico ma ben armonizzato con il resto.
Poi se passate di lì e cercate anche un’altra fede calcistica sarete sicuramente accontentati.
Forza Vercelli, forza Pro.
Forza BSA!
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.