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Tuesday Poison: due chiacchiere con Cristiano Carotti


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Ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona una sera di maggio a Roma, in un locale tra il Lungotevere e il Vaticano, lui era intento a creare qualcosa di fantastico a quattro mani con il nostro caro amico Michele Guidarini mentre io mi ubriacavo di chiacchiere e di vino con gli altri commensali. L’ho incontrato di nuovo in occasione dell’ultima edizione di Alterazioni ad Arcidosso assieme a tanti altri artisti di cui abbiamo parlato nel nostro magazine come Marco Rea, Gio Pistone, Nicola Alessandrini e Alessandro Calizza e proprio la ho pensato che era giunto il momento di presentarlo anche voi. Se ancora non lo avete conosciuto. Sto parlando di Cristiano Carotti, l’ artista umbro artefice di opere ed istallazioni formidabili, come quella per il Festival Alterazioni di quest’anno.
Un artista sempre in movimento, lo trovi un po’ ovunque a comporre in nome dell’arte. Un ragazzo cresciuto in una realtà di provincia ma il cui talento ha poi raggiunto i circuiti dell’arte delle grandi città.
E oggi si racconta a voi lettori di Tuesday Poison in questa simpatica intervista. Buon divertimento!

Domanda “rompiamo il ghiaccio”: iniziamo parlando della tua formazione artistica. Cosa ha influenzato il tuo modo di fare arte
Credo che il modo in cui si fa arte sia lo specchio di come siamo. Cioè è una cosa che va di pari passo alla crescita individuale. Magari facendo un rapido escursus riesco a fissare delle tappe. Da piccolo non riuscivano mai a farmi fare il riposino pomeridiano e quindi mia madre per tenermi impegnato mi faceva fare un sacco di disegni, giochi con la carta, colla, cartone etc..Una sorta di art-attack della tv, però personalizzato. Lei è stata per molti anni insegnante di sostegno alle scuole medie e aveva creato un laboratorio per i ragazzi con handicap puntando molto sulla manipolazione dei materiali e sulla pittura e per questo era molto attrezzata anche a casa. E’ incredibile ma più vado avanti nel mio lavoro e più mi pare di lavorare come quando ero piccolo.
E credo che la cosa sia positiva. Ho studiato pittura in accademia e ho imparato molto da Igor Borozan. Poi ci sono tutti gli artisti che ho amato tipo Caravaggio, Basquiat, Schifano, Mattia Moreni, Fellini etc, perché quando pensi che avresti voluto fare tu quelle opere o quei film allora è inevitabile che rubi quanto più possibile della loro anima.

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Domanda filosofica: dacci la tua definizione di surrealismo
Il surrealismo è la parte più divertente del realismo.

Domanda stupida: siamo nati nello stesso anno, siamo cresciuti negli stessi anni in due città diverse e mentre io a 15 anni sfogliavo i manuali di storia dell’arte tu eri già consapevole di volere fare l’artista e di volerti esporre alle domande di una finta giornalista?
A quindici anni mi piaceva molto disegnare, disegnavo in continuazione sia a casa che a scuola, anzi soprattutto a scuola durante le ore di matematica e fisica nello specifico. Però devo ammettere che la cosa che mi interessava di più era giocare a calcio. Anche perché se cresci in una città come Terni non è facile che trovi qualcuno che ti faccia presente che occuparti di arti visive possa diventare anche un lavoro. Pensa che adolescenza difficile ! Comunque quindici anni fa il calcio conservava ancora qualcosa di romantico.

Domanda classica: riassumiamo in poche parole la situazione dell’arte in Italia.
Disastrosa! Ed è un peccato perché di bravi artisti ce ne sono eccome in Italia e continuano a lavorare con grande passione nonostante i tempi siano così bui.

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Domanda introspettiva: a quale delle tue opere ti senti particolarmente affezionato e perché.
Ce ne sono due su tutte. Una si intitola “i movimenti dell’alba”, un quadro  che ho dipinto a ventitre anni e che è stato il mio primo quadro ad entrare in una galleria d’arte. Ora è di proprietà del mio amico e primo gallerista Lorenzo Barbaresi a cui l’ho regalata perché gli spettava di diritto.Poi c’è Goliath, a lui voglio tanto bene.
Racchiude tanto della mia vita, tante cose. Goliath è nato per una esigenza vera, quella di visualizzare, sfidare, quantificare il mio Golia. Ognuno di noi ha un mostro dentro, o meglio una parte più oscura e recondita, fatta di tanti piccoli mostri. Visualizzarlo, tirarlo fuori e costruirlo ha avuto un fascino atavico anche se poi i mostri che hai dentro non li sconfiggi mai, devi solo imparare a conviverci. Costruire Goliath è stata una impresa a dir poco titanica essendo la scultura ricavata da una cabina di tir che poi ho scolpito in altorilievo completamente a mano. Un’ impresa impossibile da portare a termine senza l’aiuto e la vicinanza di tante persone importanti nella mia vita. Prima tra tutte la mia compagna, Virginia a cui l’opera è dedicata. Mio zio, Graziano Carotti e tutto lo staff della Coimont Terni, carpenteria industriale  che in collaborazione con il Bab Lab ha realizzato la struttura su cui sono intervenuto. Poi ci sono le musiche di un grande amico ed un grande artista, il compositore Alessandro De Florio che hanno fatto letteralmente vivere la scultura. Francesco Santaniello, compagno di molte avventure, è stato il curatore della prima apparizione del progetto a Jazz Up festival di Viterbo trovando la location perfetta e assecondando come al solito la mia follia.
Con Goliath poi  ho partecipato insieme al David di Andrea Pinchi alla bellissima e storica rassegna +50 a Spoleto curata da Gianluca Marziani nel 2012 . L’ultima apparizione di Goliath è stata nel 2013 all’Angelo Mai  per il gran finale Godai Festival, con la direzione artistica di Manuel Agnelli.
Il Godai è un festival creato da Daniele Tortora e Rodrigo Derasmo ed  ha rappresentato la prima di una collaborazione per me molto importante sotto tanti punti di vista, ovvero quella con Manuel e Rodrigo appunto, che ha avuto il suo seguito nel festival Hai paura del Buio?

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Domanda finale: a cosa stai lavorando ora?
Sto lavorando ad un sacco di cose. In questi giorni sono immerso nella preparazione del secondo capitolo di Versus, progetto che condivido con Desiderio. Era da tanto che insieme volevamo dar vita a questo progetto e ora che siamo partiti stiamo lavorando con tanto entusiasmo.
Il primo capitolo è stato a Roma la scorsa primavera, al Relais Rione Ponte per Destroyed Room, a cura dell’associazione 4 Start. La prima di Barricades -Versus capitolo due la giocheremo in casa per Terni On , il 19 settembre ma vedrai che a brevissimo ci saranno altre date.

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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