Non farneticare, parlare, chiacchierare. Bisogna crederci per poi operare
È questa la frase che Francesco Sgarlata, giovane artista impegnato attivamente in diversi circoli e associazioni di volontariato presenti nella sua terra natale, la Sicilia, identifica come motore della sua espressione artistica e della sua vita.
Egli ha scelto di raccontare, attraverso un’attenta e studiata contaminazione tra pittura e scultura, attimi di vita quotidiana, messi in scena con lo sguardo critico di chi sa quali sono i problemi che affliggono realmente la nostra società e che troppo spesso i media decidono volutamente di nasconderci.
Ha poi deciso di racchiuderli all’interno di “scatole”, come lui stesso ama definirle, per suscitare una maggiore sensazione di soffocamento in chi guarda.
Questa attenzione quasi maniacale che l’artista ha dimostrato fin dall’inizio della sua carriera, nei confronti delle questioni di carattere sociale (ben visibile soprattutto dalle numerose e diverse rappresentazioni di una stessa tematica, quasi come fosse un ossessione, come ad esempio la fame nel mondo o l’inquinamento), sono state recentemente raccolte in una mostra personale, dal titolo “Agire in vista di uno scopo. Proposte riflessive in virtù del bene”, organizzata dall’Associazione Culturale Argonauti e tenutasi il luglio scorso a Scordia, in provincia di Catania, nella incantevole cornice di Palazzo Modica.
Come il titolo stesso suggerisce, le opere presentate sono una sorta di focus sui numerosi problemi che affliggono il mondo contemporaneo.
Francesco Sgarlata proprio come Stephen Littleword, autore del romanzo “Piccole cose”, nel quale riflette sui danni che la globalizzazione ha inferto al nostro cervello, ormai intorpidito dalla troppa tecnologia, ci invita attraverso le sue opere a ricercare la bellezza nelle piccole cose che ci circondano, e ad utilizzare il nostro organo di pensiero, frutto di millenni di evoluzione, per realizzare realtà positive e benefiche per noi e per ciò che ci sta intorno.
“A menti è n’filu di capiddu!”, come recita un vecchio detto siciliano.
La mente è fragile come un filo di capello, che divide immaginariamente i due emisferi del cervello, quello sinistro, nel quale sono le sensazioni logico – razionali a comandare e quello destro, governato invece da sensazioni di carattere intuitivo – olistiche. Siamo tutti quindi, per conformazione, Dr. Jackill e Mr. Hide, e sta in noi bilanciare al meglio le nostre “due personalità” tanto forti quanto opposte.
Nadia Guidi
Nadia, nevrotica precisina full time, nel tempo libero tento di farmi largo nell'insidioso mondo della curatela. Rincorro tutto ciò che toglie il respiro e sono alla costante ricerca della meraviglia.