Mi chiamo Davide, vivo a Bologna, dove sono nato 29 anni fa. Disegno da sempre e da diversi anni lavoro come illustratore freelance. Credo che sia uno dei lavori più belli del mondo, non conosce routine, mi dà la possibilità di disegnare in continuazione e di rappresentare ogni volta soggetti diversi. Ogni disegno è un piccolo viaggio, e per me che sono discretamente pigro viaggiare restando fermo è l’ideale. Quando non disegno, e soprattutto quando vinco la pigrizia, mi piace fare sport, giocare a calcio o tennis, vedere posti nuovi, andare al mare d’estate e a sciare d’inverno. Ma sto bene anche senza fare niente, in casa a guardare un film.
Come hai imparato a “disegnare”?
Credo di aver imparato guardando e copiando le figure di un’enciclopedia illustrata degli animali che avevo in casa da piccolo, oltre naturalmente a decine di fumetti e cartoni animati.
Sono stato autodidatta fino a 17 anni, poi sono andato a scuola di pittura da Wolfango e Davide Peretti, due bravissimi pittori bolognesi che mi hanno insegnato le tecniche di base. Quindi, dopo il liceo classico e la laurea in lettere moderne, ho studiato illustrazione allo IED di Milano e all’Accademia di Bologna. Disegnare è una disciplina che si impara più o meno facilmente, come suonare uno strumento musicale o parlare una lingua. Più difficile è trasmettere la passione per il disegno, quella cosa che fin da piccolo ti fa riempire quintali di fogli di scarabocchi.
24 ore, qual è la TUA ora e perché?
I miei orari sono abbastanza flessibili, spesso mi regolo in base al fuso orario del cliente per cui lavoro (di solito sono gli Stati Uniti).
D’inverno sono un nottambulo, quindi direi mezzanotte. Quando tutti dormono mi sento protetto da interferenze esterne e quindi sono più concentrato. D’estate sono più mattiniero, lavoro meglio sapendo di avere tutta la giornata davanti.
Nella maggior parte dei casi mi capita di dover fare delle illustrazioni concettuali, quindi ho bisogno innanzitutto di farmi molta chiarezza sul messaggio da comunicare e sulle metafore visive alle quali potrebbe essere associato. In questa fase trovo più utile scrivere quello che mi passa per la testa piuttosto che disegnarlo. Quindi passo a tradurre queste parole in disegni e qui inizia il processo creativo vero e proprio, che a dire il vero mi è abbastanza oscuro, non saprei dire come nascono le intuizioni, seguo un filo logico che mi porta da qualche parte.
Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Prima disegno su carta, per fissare le idee e per vedere se la composizione dell’immagine può funzionare. Poi ridisegno tutto al computer, facendo un bozzetto più dettagliato che mi porterà all’immagine finale.
Momento marzullesco: fatti una domanda e datti una risposta
D: Come immagini il tuo futuro?
R: Boh
Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
In Italia abbiamo illustratori già affermati e bravissimi anche fra gli under 30 e sarebbe superfluo citarli. Mi sentirei quindi di consigliare Enzo Lo Re, forse ancora poco conosciuto ma di grande talento.
Final bonus question: La sessione conceptual del tuo sito mi ha davvero colpito. Sono luoghi comuni rivisitati in forma ironica, che lanciano dei messaggi forti e chiari. Da dove nasce l’esigenza di questa sessione? E qual è il “concept” che preferisci illustrare solitamente?
Premetto che non sentendomi un “artista” in senso stretto sono sempre stato affascinato più dall’idea di comunicare un messaggio forte e chiaro con pochi elementi figurativi essenziali piuttosto che da una ricerca artistica vera e propria, basata sulla sperimentazione di tecniche e linguaggi sempre diversi. Ho cominciato a creare un portfolio di immagini concettuali un paio di anni fa, sapendo anche che nell’editoria c’era una buona richiesta di questo genere di illustrazioni. Mi ero un po’ stancato dello stile che avevo usato fino ad allora, quindi ho deciso di accantonare tutti i miei lavori precedenti e di provare a fare qualcosa di nuovo, più incentrato sul concetto da esprimere e più minimale nello stile grafico.
Credo che l’illustrazione concettuale, dietro l’apparenza giocosa e ironica, rimandi sempre un po’ a situazioni di straniamento, alienazione e solitudine. Quindi si presta bene a raccontare temi sociali, politici in senso lato o argomenti di psicologia, sono questi i miei soggetti preferiti.
Marta Latini
Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...