In questa bella domenica arroventata dal sole e dalla gente che affollerà le spiagge dove voi vorrete trascorrere una domenica serena vi consiglio di fare qualcosa di alternativo, far lavorare quei due neuroni che avete nella zucca per trovare qualcosa di più piacevole e meno affollato. Io, per esempio, ho organizzato una romanata sul terrazzo condominiale con i miei amici, dove tra olive di Gaeta e mozzarelle di Caserta assisteremo al trionfo dell’arte italiana dell’abbuffarsi fino al tramonto. Economico, facile, senza andare troppo lontano e solo con chi si vuole. Niente bambini piagnucolosi, niente cani abbaiosi, niente Furio e Magda rabbiosi. Intanto che voi pensate al piano alternativo domenicale io vi consiglio di leggere questa bella intervista che abbiamo fatto a NemO’S, un artista italiano che secondo me spacca davvero.
Guardate le foto per capire e leggete cosa ci ha detto a proposito dei suoi lavori e della street art. Buona lettura e buona domenica!
Chi è NemO’S e quando hai iniziato a fare arte in strada?
NemO’S è un ragazzo tra i venti e i trent’anni. Ho iniziato a disegnare da molto piccolo e per il resto dei miei giorni non ho fatto nulla che disegnare e disegnare e ancora disegnare.
Ho iniziato a dipingere per strada al liceo come tutti i ragazzini della mia età, prima con gli spray ma poi ho iniziato a colorare i miei disegni con la carta riciclata.
Perchè NemO’S ?
Quando ho iniziato a dipingere per strada ho “dovuto” trovarmi un nome per firmare i mie lavori la classica “Tag” tipica di chi fa writing e street art.
Nemo come il capitano di Ventimila leghe sotto i mari, che “combatteva” contro la guerra e le ingiustizie del mondo nel silenzio degli abissi; Nemo come il piccolo protagonista di uno dei primi libri a fumetti scritto e illustrato da Winsor Mc Cay, dove vengono narrati gli incubi di un bambino che ogni sera si trovava a sognare indescrivibili avventure in un regno fantastico chiamato Slumberland ma sopratutto Nemo come la parola latina che tradotta vuol dire Nessuno.
Mi è sempre piaciuto il paradosso di chiamarmi con nome che significasse “nessuno” e che rendesse ancor di più misteriosi i miei lavori.
Riferendomi a dei disegni aggiunsi alla mia tag il genitivo “s” trasformando la traduzione e il significato da “nessuno” a “di nessuno” completando così quel paradossale modo di identificarmi.
Raccontaci il tuo primo pezzo realizzato
Il mio primo pezzo su muro che ho realizzato credo che fosse una scritta su un muro illegale di notte dietro una zona industriale. Non lo finii nemmeno, mi ricordo era fatto a spray. Avevo scritto il mio nome. Orribile. Il primo pezzo “figurativo”, non mi ricordo con precisione, ma credo fosse sempre su un muro diroccato fatto sempre a spray. Orribile anche quello. Credo fosse stato in bianco e nero. Dipinsi a spray per alcuni anni ma poi ho iniziato a dipingere a pennello e infine ad utilizzare il colore della carta riciclata come campitura per i miei disegni fino ad arrivare a mischiare le due tecniche “ pittura acrilica e carta” con il progetto “BEFORE and AFTER”* Collage, dove l’azione delle persone e del tempo modificano il disegno.
In realtà il “primo” pezzo che considero “primo” è il “Caga Cemento” , lo feci a Milano nel 2009 – 2010 per l’occasione del Fuorisalone. Se anche è un disegno che venne dopo molto tempo che dipingevo forse è stato il primo murales dal quale ho iniziato a contare i miei lavori e a non vergognarmi come di quelli precedenti. *”BEFORE and AFTER” Collage. E’ una tecnica che ho messo appunto qualche anno fa unendo la tecnica dei colori acrilici e quella del collage con la carta riciclata (che utilizzavo precedentemente per “colorare” i miei disegni).
Questa unione mi permette di rendere il mio disegno mutevole all’azione del tempo del clima e delle persone che ci interagiscono. Il disegno prende vita modificandosi in balia del caso e degli eventi.
L’esempio è quello di uno dei miei ultimi lavori “Free Like a Birds”.
Come sta cambiando secondo te la street art in Italia?
Io sono una persona molto istintiva nel ragionare quindi analizzo velocemente quel che succede traendo conclusioni, o meglio delle mie opinioni.
Ovviamente la Street Art ha iniziato a ricoprire un ruolo importante nel panorama espressivo – artistico contemporaneo a livello mondiale. Ovviamente è diventata un po’ di moda. O meglio le istituzioni, istituzionanlizzandola, l’hanno commercializzata e inserita nel mercato commerciale.
Ultimamente molte persone hanno iniziato a dipingere su muro definendosi street artist. Credo che fare street art sia una questione più complessa, quasi uno stile di vita, non semplicemente un disegno su un muro (decorazione). La street art crea un legame con la strada, con l’arredo urbano, con le persone che ci passano di fianco.
Si vedono sempre più festival che vengono organizzati in tutta Europa e in tutti i continenti.
In Italia purtroppo ci sono poche città che promuovono la street art, basti pensare che in molte città italiane un “graffito o murales” viene visto ancora come atto
vandalico e viene perseguito penalmente (ovviamente quelli senza permesso cioè illegali) ma non per questo atti vandalici.
Ad esempio a Milano o in altre città si vedono articoli di giornali che parlano dell’impegno dei cittadini a pulire la città di vandali, senza fare distinzione tra una cosa o un’ altra. In Italia siamo vittime del nostro immenso bagaglio artistico culturale. Ci sentiamo sazi senza aver più bisogno di nutrirci di nuove espressioni artistiche. Basti pensare che in Italia ma come in molte altre città tutto questo venga visto come un crimine. Tutt’ora ci sono persone indagate per aver disegnato in giro come se fossero criminali ad avere commesso chissà quale crimine.
Le città più grosse che stanno iniziando a decorare le pareti dei palazzi in Italia sono Torino e Roma ma forse in realtà il cuore pulsante sono piccole città come Modena, Grottaglie, Sapri, Bologna e altri piccoli paesini che ospitano magnifici interventi di street art. Purtroppo però ultimamente la street art si sta scontrando con il mondo delle gallerie e dell’arte così detta “ordinaria”. La “canonizzazione” di questa espressione artistica che nasce dalla liberà di esprimersi liberamente sta un po’ appiattendo quello che è l’origine di questa espressione artistica. Comunque la street art si baserà, e dovrà sempre farlo, su una matrice “illegale- spontanea” che rende unico questo modo di esprimersi.
Raccontaci l’ultimo pezzo che hai realizzato
L’ultimo pezzo l’ho realizzato dentro ad un centro autogestito a Madrid “La Tabacalera”. E’ un ex fabbrica di tabacco abbandonata che venne occupata alcuni anni fa, un posto molto interessante dove vengono organizzati molti eventi culturali e artistici. Il murales si intitola “Free like a birds” e raffigura una gabbia – voliera con un uomo imprigionato al suo interno. Al di fuori, su tutte le pareti, sul soffitto e all’ingresso della stanza ho realizzato circa cento uccellini gialli che volano liberi attorno alla gabbia. Ma la cosa più importante non è tanto cosa vi è raffigurato, ma come ho “dipinto” il disegno. La tecnica che ho utilizzato l’ho chiamata “Before and After” Collage Consiste nell’utilizzare colori acrilici e carta (di solito anzi sempre utilizzo carta riciclata, in questo caso “Il Sole 24 Ore”)
Come vedrai dalle immagini in successione ho dipinto gli uccellini, la gabbia e le ossa con i colori acrilici ed infine ho “vestito” lo scheletro con la pelle realizzata con Il Sole 24 Ore. Questo fa si che la carta si deteriori molto più in fretta della pittura acrilica trasformando, in questo caso, facendo morire, il disegno “uomo imprigionato”. Questo da una nuova connotazione al disegno che per sua natura è immobile e statico ma che con questa tecnica si anima e “prende vita”.
La carta ovviamente è soggetta all’azione delle persone e al passaggio del tempo in modo da rendere completamente casuale la trasformazione del disegno stesso (la cosa più importante).
Cosa c’è nel tuo futuro
Non so cosa ci sia nel mio futuro, o meglio sono moto scaramantico su ste cose e magari non mi va di anticipare quel che farò.
Le foto presenti nel testo sono state scaricate dal sito dell’artista e dalla sua pagina facebook
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.