Il RIBA, l’istituto reale degli architetti britannici, ha annunciato l’elenco degli edifici vincitori del suo premio annuale.
Mi colpisce la presenza della pacchiana biblioteca di Birmingham (di cui ho già parlato qui) e di quella di Vienna, firmata da Zaha Hadid.
La biblioteca viennese è infatti un abile collage dei soliti stilemi formali -spesso ridondanti e inutilmente costosi- che la Hadid usa indistintamente per qualsiasi luogo o funzione. Il risultato è il solito insieme di spazialità sterili e inumane condite da pretese futuristiche che mal si adattano alla realtà della vita urbana e tanto meno alle necessità dei visitatori.
Una bella biblioteca è invece quella dell’università di Helsinki, di Anttinen Oiva. Pur non rinunciando a vezzi squisitamente formali come le curve in facciata o nelle bucature dei solai, questo edificio è capace di rileggere la cultura figurativa nordica con un linguaggio che presta attenzione ai materiali e al loro significato tettonico.
Luca Di Carlo
A 19 anni ho smesso di straziarmi su dilemmi esistenziali per iniziare a chiedermi: "può l'architettura essere poesia?". Adesso, che di anni ne ho 25, sono qui ogni settimana a condividere con voi le risposte che ho trovato (e quelle che ancora cerco)