La ricostruzione della valle del Belice -dopo il terremoto del ’68- è il manifesto della tristissima storia di un’isola umiliata, saccheggiata e abbrutita dal malaffare e dalla corruzione, che incontra intellettuali tanto visionari quanto sprovveduti. La nuova Gibellina nasce per essere un laboratorio di sperimentazione artistica, ma diviene ben presto un esperimento alieno fallito. La chiesa di Quaroni, i giardini di Francesco Venezia, le piazze di Purini, le opere di Gregotti e Samonà e di molti altri famosi artisti e architetti sono spazi alienanti e spettrali, strutture aggredite dall’incuria, fontane asciutte e desolanti cattedrali in un tessuto anonimo di casette senza qualità. Ed è forse possibile attribuire parte della responsabilità ai progettisti stessi, che hanno trascurato fruibilità, piacevolezza e funzionalità generando una “follia urbanistico architettonica condita da salsa artistica” (Zeri).
Un bell’esempio di come l’arte e l’architettura possano riscattare un paesaggio ferito dalla mafia è invece il progetto Fiumara d’Arte, creato da Antonio Presti.
Un museo di arte contemporanea a cielo aperto in cui ogni opera -concepita per il luogo- vive in simbiosi con il territorio poco conosciuto dei monti Nebrodi, nel letto della fiumara di Tusa (Messina).
Alle 10 opere si aggiunge l’Atelier sul mare, un hotel in cui 20 stanze sono allestite da altrettanti artisti internazionali: qui il visitatore può godere della sublime fusione tra arte e spazialità.
Luca Di Carlo
A 19 anni ho smesso di straziarmi su dilemmi esistenziali per iniziare a chiedermi: "può l'architettura essere poesia?". Adesso, che di anni ne ho 25, sono qui ogni settimana a condividere con voi le risposte che ho trovato (e quelle che ancora cerco)