Nel lontano 1997 avevo appena dieci anni. La mia fervida e infantile immaginazione, viaggiava sugli schermi di un Pentium I che aveva da poco sfondato il muro dei 32 bit, grazie all’allora fiorente impero Microsoft e alla commercializzazione del suo pupillo Windows 95.
Sebbene oggi, avere un computer a dieci anni non appaia come una cosa particolarmente esaltante, ma piuttosto noiosa e obsoleta (tanto più se il computer ha windows come sistema operativo), a quei tempi, sul finire degli anni 90, quando di google non si era ancora sentito parlare e internet viaggiava alla velocità supersonica dei modem 56k, era forse una delle esperienza più belle che un bambino della mia età potesse fare. Tant’è che ricordo con strana e inusuale nostalgia, il mitico e avanguardistico rumore del modem che proprio in quegli anni, nel pieno fermento della rivoluzione tecnologica, era in grado di trascinarti in quello stato di trance che anticipava l’entrata nel mondo della pillola rossa.
Alimentando la preoccupazione dei miei genitori -da una parte entusiasti di avermi regalato una primizia dell’era digitale che sarebbe arrivata, ma dall’altra intimoriti dagli effetti sconosciuti che questa avrebbe portato – in quegli anni, insieme all'(ormai inutile) enciclopedia della Utet su cd-rom (pagata centinaia di mila lire) fece la comparsa sulle mie mensole di truciolato laccato bianco, il cofanetto di un videogame che da lì a qualche anno, sarebbe divenatato una fabbrica di soldi e uno pseudo specchio della realtà odierna: il mitico Grand Theft Auto.
E non parlo di ambientazioni in 3d, grafiche spaccatutto, effetti speciali degni del miglior film di James Cameron, ma di quella grafica pixelata tipica degli anni 90, (con tanto di giroscopica visuale dall’alto), che con il tempo si è evoluta così tanto da assottigliare sempre di più il confine tra virtuale e reale.
E proprio su questa linea di separazione sottilissima, si basa il nuovo lavoro del fotografo canadese Benoit Paille.
Che Benoit non fosse un fotografo qualsiasi, lo avevamo già visto quando vi presentammo i suoi Raimbow Ghatering, progetto che indubbiamente lo ha consacrato come uno dei più promettenti nell’ambito fotografico internazionale e che ben ha reso l’idea di quanto sia eclettica la sua personalità.
Con CROSSROAD OF REALITIES, l’artista si immerge nell’ennesimo trip (stavolta multimediale) andando a studiare un capolavoro del gaming come GTA V San Andreas e andando a sovrapporre immagini reali a immagini virtuali, in un cervellotico processo mentale che ci spinge a interrogarci sul nostro approccio alla fotografia.
Così ti ritrovi Benoit a guidare la macchina in giro per l’assurdo stato di San Andreas, come un turista nevrotivo e psicopatico, pronto ad abbandonare la macchina in qualsiasi momento per scattare qualche fotografia da portare a casa, sfidando la pioggia, la neve, e persino l’acqua alta dell’oceano, interponendosi tra realtà e immaginazione e riuscendo a perdere la linea di confine che li separa.
Come è ben evidente nel video che troverete tra qualche riga, Benoit ha fotografato prima le scene del videogame (non semplici screenshot, ma vere e proprie fotografie) poi le ha editate con Lightroom cercando di renderle ancora più verosimili e infine le ha unite ad altri scatti fatti in studio.
Un progetto questo, che sicuramente ribalta la visione “dell’attimo colto” dal maestro Cartier Bresson, dimostrando che la fotografia non sempre rappresenta la realtà e i videogame non sempre sono l’emblema della finzione.
Se po avete voglia di un trip più intenso anche a voi, a base di gif animate, time lapse e contenuti extra, potete fare un giro sulla pagina Bheance dell’artista, dove troverete una valanga di materiale interessante.
Tornando a me, negli anni a venire, feci la scoperta di Carmagedon. Capii che potevo investire i pedoni e guadagnare punti godendomi anche l’ambita grafica 3d.
Fu allora che tutto cambiò e abbandonai per sempre GTA.
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.