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A colpi di luce 2.0: Stefano Vita

A colpi di luce 2.0: Stefano Vita


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Ciao Stefano, la prima domanda che faccio solitamente ai nostri intervistati è quella di presentarsi con un tweet. Cosa diresti di te stesso in 140 caratteri?
Mi chiamo Stefano Vita ed ho 25 anni.Nato a Roma da madre sarda e padre marchigiano.Cosa direi di me stesso? Persona silenziosa, introspettiva e spesso un po misantropa. Pragmatica, curiosa e disordinata.

Come ti sei avvicinato al mondo della fotografia?
All’inizio scattavo foto con il mio cellulare, un Nokia N73 per la precisione. Fotografavo di tutto;mi piaceva. Per il mio compleanno mi fu regalata una piccola bridge con la quale mi resi conto di avere in mano una passione. Cominciai cosi ad interessarmi piu approfonditamente di tecniche e nozioni fotografiche sfogliando libri e spulciando internet.

A guardarle attentamente le tue foto sembrano appartenere quasi ad un mondo sconosciuto, forse troppo bello per essere vero. Siamo davvero sulla Terra?
Certamente..siete sulla Terra vista da me..l’essenza del paesaggio catturata dai miei occhi e dal mio cuore. Siete nel mondo che voglio mostrarvi,una porzione di questa Terra che coinvolga emotivamente la gente; la bellezza di un dettaglio, un riflesso nascosto dall’increspatura dell’acqua o il contrapporsi della piccolezza umana alla natura.
Andandomi contro potrei dire che si tratti a volte,citando una frase di un testo di una canzone, di “fotografie che mostrano solo una parte di ciò che c’è da vedere” ma è la parte a cui sono più legato, la parte che che voglio comunicare, quella che spero sopravviva per molto altro tempo.

I tuoi lavori rincorrono indubbiamente quella vocazione estetica del bello assoluto. Che cos’è per Stefano Vita la bellezza?
La bellezza…la bellezza è un’emozione..quella che senti e rimane dentro di te, finche non te ne dimentichi..se te ne dimentichi. E’ far emozionare. E’ sentimento..quello che metti per fare le cose che ami, che sia un dolce o una fotografia. È poter esprimere se stessi con libertà. È un pensiero. Qualsiasi cosa sia non sto rincorrendo la “vocazione estetica del bello assoluto” quanto più il gusto di un immagine, che non si tratta di pura estetica, ma di assemblare elementi in maniera armoniosa suggeritemi dall’ emozione del momento. Una immagine che trasmetta qualcosa a chi la osserva, non la perfezione.

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Ti immagino in una fuga solitaria dalla città, a 2000mt di altezza intento a catturare lo scatto perfetto. Le tue fotografie, sono frutto di un programmato e lungo appostamento oppure lasci tutto all’improvvisazione del momento e ti lasci trasportare dalle emozioni che il luogo suscita in te?
Dipende cosa ho in mente di fotografare. A volte programmo l’uscita, controllo orari di alba e tramonto, solari e lunari, nuvolosità del cielo, temperature etc..Perlustro e cerco di conoscere il luogo. Devo sapere dove posizionarmi per realizzare la foto che ho previsualizzato nella mente. Nella stessa uscita mi capita anche di trovare nuove inquadrature o particolari che con la luce del momento non mi convincono, quindi ritornerò nello stesso punto per fotografarli nella maniera che più mi aggrada, magari facendo scatti di prova e decidendo poi quale luce o situazione sia più adatta.. Altre volte lascio ad occhi e anima la libertà di comporre l’immagine improvvisando con gli elementi a disposizione.Che a dirla tutta è la cosa che preferisco.

Cosa ti affascina della fotografia paesaggistica? E quale pensi che sia la luce migliore per i tuoi scatti, quella del mattino o quella della sera?
L’immergermi ed avere un contatto con la natura, sentirmi parte del paesaggio che sto fotografando, la calma che si respira nell’ aria, la libertà che trasmettono i luoghi, il viaggio che si nasconde dietro ogni scatto ed anche, quando improvviso, l’incertezza delle condizioni che troverò.Non ho mai la certezza di portarmi a casa lo scatto che immaginavo e questo mi affascina. Mi piace il dover insistere nel visitare lo stesso luogo più e più volte per realizzare la foto. E’ una lezione di vita. Ultimamente mi sono avvicinato molto agli scatti notturni, credo di essere molto più creativo in quel genere di scatti. La luce delle stelle e della via lattea rendono lo scenario davvero sublime ed oltretutto posso passare nottate all’aperto sotto dei cieli stellati che fan rabbrividire!

Secondo te, cosa caratterizza le tue fotografie? Pensi di avere un segno distintivo che induce chi osserva a pensare che quello sia un tuo lavoro?
Non credo di averlo.Forse l’unica cosa che caratterizza i miei scatti è il momento colto in uno scenario più che particolare.Non ho molte immagini di tramonti ma di buoni momenti.La luce che attraversa le nuvole o un albero, nubi lenticolari tra cieli stellati o nebbie illuminate dalla luna. Provo, quando riesco, ad interpretare la fotografia di paesaggio il dover cogliere l’istante.

Un libro, un film, un fotografo e un canzone a cui ti senti particolarmente legato.
Gli amori gialli di Corbière, Bronson, Avedon (non è un paesaggista lo so), il cinico degli Uochi Toki

Ringrziamo Stefano per averci concesso l’intervista e vi invitiamo a visitare il suo sito: http://www.stefanovita.it/

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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