I centri commerciali sono contemporaneamente non-luoghi (Augè), nell’assenza di relazioni sociali, e spazi-spazzatura (Koolhas), il cui unico fine è ammortizzarne l’investimento. Eppure questi mondi climaticamente irreali sono i nostri rifugi per le evasioni del fine settimana, panacee per la vita di periferia.
Dall’anonimato triste e caotico di Porta di Roma (Pietro Valle) al kitsch funerario e neoclassico di Euroma2 (Chapman Taylor), dal rozzo futurismo fuori contesto di Etnapolis (Fuksas) all’austerità d’altri tempi della Liz Gallery di Montesarchio (Gambardella), le nostre città ci mostrano con quale facilità la buona architettura cede il passo all’utilità economica.
Christian De Portzamparc c’insegna invece com’è possibile integrare i servizi commerciali nella vita urbana di una città. La sua Citadel ad Almere (Olanda) è una piastra di negozi attraversata da due piacevoli percorsi, su cui sono appoggiate le case a schiera colorate. Il delicato contrappunto di spazio pubblico e spazio privato crea un autentico spazio urbano, degno parente -per qualità ed espressività- dei vivaci centri storici.
Luca Di Carlo
A 19 anni ho smesso di straziarmi su dilemmi esistenziali per iniziare a chiedermi: "può l'architettura essere poesia?". Adesso, che di anni ne ho 25, sono qui ogni settimana a condividere con voi le risposte che ho trovato (e quelle che ancora cerco)