Avete presente quando vi scorre quella stanchezza fulminante in corpo ma la testa pompa a mille l’euforia e di accusarla proprio non c’è verso? Di ritorno domenica notte da SOCIALBIRRA dopo una splendida giornata ci siamo sentiti proprio così: stanchi ma felici, con un sorrisone stampato sul cuscino sino all’indomani.
La manifestazione tenutasi negli interessantissimi spazi della Città dell’Altra Economia a Testaccio è stata un bel mix di svariati workshop in ambito social media marketing, musica, frenesia ed ovviamente birra. L’occasione è stata preziosa per portare anche Clorofilla con le ultime bottiglie disponibili e sentirci parte a pieno di questa cicciona socialità.
L’area birra esterna ha visto la partecipazione, oltre a noi, di tre Beer firm più e meno recenti della scena romana – Stavio, Ecsit Ventidodici e Eternalcity – dando di fatto spazio a quelle realtà un po’ borderline che, pur non avendo un impianto di produzione proprio, si appoggiano ad altri birrifici prendendone in prestito le strutture e realizzando le proprie ricette.
A rendere la giornata ancora più ghiotta si aggiravano in ogni dove i folletti di Birranderground, attivi in laboratori e degustazioni tra una pinta e l’altra, seguiti da Davide e Manolo di Birra La Dama, impegnati in una ammirevole cotta pubblica.
L’evento, nonostante la formula insolita e il meteo da pazza giornata di fine marzo, ha convogliato un discreto numero di affluenze tra workshop (quasi tutti sold out), degustazioni e bevute, incarnando appieno l’atmosfera “social” che voleva infondere.
Parlando più nello specifico delle bevute, consueto oggetto di questa rubrica, parto subito da una considerazione apparsa fulminea tra una birra e l’altra. Le Beer firm non sono sempre ben viste in questa realtà. O meglio, può esserci modo e modo di produrre o farsi produrre una birra conto terzi, la ripetibilità delle ricette nel tempo è sicuramente cosa più ardua del solito e di certo i conti economici non sono un ulteriore vantaggio, al momento della distribuzione del prodotto finito.
Nonostante ciò domenica sono andato via con la sensazione che tutti i prodotti provati erano delle ottime realizzazioni, in stupenda forma anche migliori di molti prodotti di birrifici veri e propri. Ma soprattutto dall’entusiasmo, energia e genuinità che ho trovato in tutti i partecipanti della serata non posso che invocare assoluto RISPETTO anche per questi “piccoli”, che se fanno le cose per bene e riescono a stare sul mercato nonostante le difficoltà non sono altro che da ammirare.
Dopo la parte emozionale veniamo a STAVIO. Marco e Luca sono già attivi con il progetto da diverso tempo e sono stati in grado di portarlo sempre avanti in maniera eccelsa e altamente originale. Ottime alla spina la Don Zaucher, straordinario esperimento che armonizza in una birra chiara di gradazione leggera le note di malti affumicati e scorza d’arancia amara (detta così non rende l’idea), la Doc Brown, di color ramato e le eleganti note di nocciola e miele di castagno, perfettamente risultanti in una secchezza che facilita la bevuta e la Martora, birra in stile tripel, dalle sfumature intense di frutta gialla e una pericolosa freschezza (quasi balsamica) per l’elevato tasso alcolico.
ECSIT Ventidodici ha invece portato i due classici prodotti della casa, entrambe in ottima forma: la Grey, interessante saison aromatizzata con l’omonimo tè e dalle caratteristiche fragranti e speziate e la Un Americano Aroma (nome fenomenale), caratterizzata ovviamente dal generoso impiego di luppoli americani, ben presenti negli aromi agrumati e resinosi e al gusto, fresco e amaro.
Ed arriviamo alla fine ad ETERNALCITY. Nonostante la recente comparsa al di là del bancone (tranquilli, ancora occasionale) quei loschi figuri stanno facendo delle ottime cose, riuscendo a dare una loro “impronta” alle ricette che si nota inequivocabilmente nonostante la produzione (attuale) in due birrifici differenti sicuramente non la faciliti. La nuovissima Ipa, la Lupa (6%) riprende le caratteristiche della ottima Urbe, loro birra lancio, aumentandone leggermente l’alcol e la stuttura maggiore dei malti in una nuova luppolatura di alto profilo, convogliando il tutto nella consueta bevibilità. La Mora (6%) è un’altrettanto interessante Oatmeal Stout con il carattere dell’avena non troppo strabordante e il profilo tosato decisamente orientato a radice di liquirizia e cioccolato fondente.
Quanto a noi che dire. Niente su Clorofilla di cui vi abbiamo già spoilerato tutto.
Solo sulla “grande bellezza” di aver realizzato nel nostro piccolo una bella birra ampiamente sui livelli delle altre, che ci piace da morire rendendoci ancor più orgoglioni.
Un grazie speciale ai compagni della serata, a chi ci è venuto a trovare e a Brandsinvasion per l’ottima trovata.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.