Proprio due giorni fa è iniziata la primavera, ciò vuol dire per me e per tutti voi che seguite la mia meravigliosa rubrica della domenica, che è arrivato il tempo di andare per strada, nei quartieri delle nostre città, a caccia di segni urbani da decifrare, perché la città cambia, si modifica, è in continuo fermento, è lo spazio vitale su cui si concentrano una moltitudine di forze e culture differenti che rivendicano il diritto alla propria sopravvivenza. Soprattutto lontano dal centro storico dove avviene la fiera della bellezza plastica che ci ha nutriti per secoli, nelle periferie e in molte altre zone di Roma ci sono quartieri vivi, fatti di gente comune che parla di vita e scene quotidiane e lotta contro la speculazione edilizia aggrappandosi alla cultura e all’arte.
Un esempio è il progetto M.U.Ro, un museo a cielo aperto, molto più di un festival di street art, un simposio di artisti, i quali sui muri, nel giardino e nel tunnel nel quartiere Quadraro di Roma, da un’idea di Diavù, già ideatore di Mondo Pop, hanno realizzato dei bellissimi capolavori di street art a cui si vanno ad aggiungere anche mostre, proiezioni, laboratori, corsi e editoria. Una moltitudine di artisti nostrani come Zelda Bomba, di cui vi parlerò più in la, Nicola Alessandrini che vi ha presentato Eva nella sua rubrica del martedì nella veste pop surrealista, ma anche Alice Pasquini e Mr Thoms, nonché ospiti internazionali come Ron English e Gary Baseman, hanno già preso parte a questo progetto urbano davvero molto interessante che ben si abbina alle caratteristiche culturali e popolari del Quadraro, da sempre una delle voci della memoria storica di Roma.
Tra i tanti artisti che hanno preso parte al progetto M.U.Ro c’è anche la nostra ospite di questa domenica di Domenica in strada, ovvero Gio Pistone, una ragazza molto simpatica e davvero brava con i colori che ho avuto modo di conoscere di persona lo scorso anno al Cheap Festival di Bologna.
Giovanna Pistone, aka Gio Pistone, attualmente vive a Roma, dove un tempo assieme alle disegnatrici Susanna Campana e Camilla Falsini (nostra vecchia conoscenza pure lei) aveva messo su il collettivo Serpeinseno con cui si è affacciata al mondo dell’arte urbana e del disegno.
Morto il collettivo, Gio Pistone non ha perso l’abitudine di fare arte, anzi continua imperterrita a realizzare disegni e lavori di street art un po’ ovunque, appena il suo pensiero e la sua mano si possono fermare su una superficie. È proprio da questa esigenza di sperimentare e raccontare che nascono i suoi bellissimi lavori al Pop Up! di Ancona , nonché la collaborazione con Tommaso Guerra per M.U.Ro lo scorso anno e quello più recente con Nicola Alessandrini nei sotterranei della Casa dell’Architettura di Roma, Hic sunt leones, davvero straordinario.
Gio Pistone ha la capacità di raccontare con i colori un universo abitato da esseri strani, dolcemente deformi nei loro colori brillanti e particolarmente accesi che destano un sentimento di simpatia appena lo sguardo si posa su di essi.
Le sue creaturine dagli occhi curiosi ci circondano, vengono a cercarci tra gli angoli della città, vorrebbero stabilire un contatto con noi che nella loro mente siamo così troppo incastrati nei nostri pensieri per lasciarci abbracciare dal loro surrealismo che si nutre invece della nostra stessa vita e dei ricordi delle storie che ci capitava di leggere da bambini, quando la fantasia aveva il sopravvento su qualsiasi altro aspetto del nostro vivere.
Tra le sue opere più belle a mio avviso spicca proprio il lavoro realizzato nel tunnel di via dei Lentuli al Quadraro assieme ad altro artista romano di cui vi prometto che ne sentirete parlare in questa rubrica, Tommaso Guerra, ovvero un omaggio agli abitanti del quartiere che in quel punto della città custodiscono vari ricordi del passato, come la guerra che ha segnato le sorti dell’architettura e di molte famiglie che in questa zona vivevano.
In questa collaborazione, Gio Pistone e Tommaso Guerra secondo me descrivono con colori e parole quello che è il vero scopo della street art per molti artisti, ovvero legare la propria creatività e la propria arte al luogo in cui queste si realizzano, così da instaurare un incontro di idee con le persone che la osservano.
Superbi. Non c’è altro da aggiungere
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.