Va bene, prometto di non parlare de La grande bellezza. Prometto di non parlare di Sorrentino. Nemmeno di Toni Servillo. Nemmeno di Roma.
Ma almeno qualche considerazione sulla notte degli Oscar posso farla? Dai, almeno una fatemela fare, mi è dovuta. Tutti ne parlano, ne hanno parlato e continueranno a farlo per molto tempo e io che sono la vostra intrattenitrice della domenica dovrei starmene zitta? No, dai è una cattiveria. 3 considerazioni veloci e poi passo all’artista di oggi, che tra l’altro mi piace davvero molto.
1) Pharrell Williams contagia chiunque con quella cacchio di Happy che, se anche vi sta sul cavolo, non si può fare a meno di ballare. Dai, ammettetelo!;
2) meritatissimo l’Oscar a Matthew McConaughey ma anche Di Caprio è stato divino in The Wolf of Walls Street, se fossi stato un giurato avrei avuto grande difficoltà ;
3) Ellen DeGeneres è stata superlativa, davvero divertente, in mezzo a tutte quelle facce siliconate lei è stata il diversivo, un’esplosione di comicità.
Detto questo, vi porto in Spagna a conoscere Skount, un artista di Almagro, una piccola cittadina spagnola, ma che che sembra risiedere attualmente ad Amsterdam.
Ha iniziato a lavorare per strada una decina di anni fa, realizzando prima graffiti, per poi passare a forme diverse di arte urbana e oggi è uno degli artisti spagnoli più apprezzati all’estero.
Anche se non vive nel suo paese, tuttavia le sue opere hanno molto in comune con la sua cultura di origine, una cultura classica che rappresenta per Skount una fonte di ispirazione per la rappresentazione dei suoi personaggi nei luoghi prescelti.
Nelle sue opere, Skount dà vita a dei personaggi in movimento molto colorati, i quali indossano tutti delle maschere, un simbolo di cui l’artista fa uso per ripercorrere i vari significati acquisiti nel tempo.
Uno studio che si avvicina alle rappresentazioni dei nostri Andreco e Allegra Corbo di cui vi parlerò prossimamente e che proprio come lo Street Artist spagnolo usano le maschere per legare il passato al presente dell’uomo moderno che si vuole celebrare attraverso l’arte urbana.
Se l’uomo preistorico usava le maschere durante celebrazioni e rituali, successivamente nel teatro classico le maschere venivano utilizzate per dare una caratteristica al personaggio e anche per amplificare la voce, proprio partendo da questi presupposti storici, le maschere indossate dai personaggi di Skount sono un’espansione dell’identità del loro artefice, un modo antropologico di avvicinarsi anche alla cultura del luogo in cui va ad operare.
Uno studio culturale in cui la maschera fa da filo conduttore per ricordare le varie fasi della civiltà umana.
Skount lo potremmo definire come un artista a cui piace cimentarsi sulle superfici urbane ma anche su tela, condivide volentieri i suoi spazi con altri artisti internazionali, con cui ha dato vita a dei bei lavori, come quello realizzato in Israele con Beastman (Sydney) e Jack Tml (Gerusalemme). Un autentico capolavoro cromatico in cui si combinano bene i diversi stili dei soggetti creatori, vedi la seconda immagine qui sotto.
Non solo colori ma anche figure monocromatiche, magari nere, che creano un impatto visivo non indifferente e un mistero che va oltre l’impossibilità di conoscere la loro identità.
E con i personaggi misteriosi di Skount vi auguro una fantastica domenica di sole…io andrò al Parco della Caffarella a fare pic-nic con i miei followers!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.