Ho sempre sognato una casa col caminetto e l’ipnosi contemplativa del fuoco.
Una poltrona demodè su cui sprofondare con un bel bicchiere tra le mani e l’aria assorta in contemplazione con un pizzico di aristocratica nonchalance. E sarà il temerario freddo degli ultimi giorni a far capolino in numerose settimane di un inverno atipico, o forse la vecchiezza che viene fuori a mano armata – almeno a quanto sostengono insindacabilmente test internettiani sul calcolo dell’età mentale – ma il desiderio di una serata di vermeggiamento casalingo con un certo stile, rimane un desiderio sempre più bramato.
E allora, armati della vostra migliore espressione snob, vestaglia di seta e panciolle, sarete pronti per un’ altra estemporanea classifica birraria di dubbia attendibilità: le 10 (meno una) Birre da divano.
1 – DE STRUISE BROUWERS – Pannepot Reserva
Il birrificio belga De Struise è uno dei più apprezzati al mondo, e si capisce bene perché.
Prendete una Pannepot Reserva (10%) ben conservata, lasciata preferibilmente maturare almeno un paio d’anni, e mettetevi comodi.
Al naso tabacco, cioccolato, frutta sotto spirito, caramello e datteri; in bocca calda e pazzescamente morbida, dal carattere immediatamente maltato ma incredibilmente bilanciato da un finale che la lascia bere a ripetizione senza pesantezza, per una durata infinita di sapori e aromi. Regina di armonia, nulla ha da invidiare ad una blasonata Westvleteren 12.
2 – BIRRIFICIO DEL DUCATO – Verdi 200th Anniversario
Dal birrificio italiano più premiato all’estero (pare anche possa insegnare ai tedeschi a fare una Pils) arriva una birra perfetta per l’occasione. Derivata dalla Verdi Imperial Stout, colonna portante della casa e dello stile nel nostro paese, la 200th Anniversario si presenta in pompa magna, con note tostate intensissime, di radice di liquirizia e caffè Borghetti, e la tessitura pungente di alcol e torbato che la caratterizzano, risultando un sapiente blend tra una versione “giovane” ed una invecchiata un anno in botti di whisky della stessa birra base.
3 – MIKKELLER – Big Worster Barrel Aged Chardonnay
Barley wine estremo (18%) ed inebriante dal boss della birra danese.
Nonostante la straordinaria alcolicità, il carattere d’uva bianca ed erba tagliata conferito dalla maturazione in botti di chardonnay assicurano una sfumatura tutto sommato “rinfrescante” alla complessa struttura ampiamente tendente a note di vaniglia, caramella toffee e resina. Un’accurata secchezza e un finale acidulo la equilibrano profondamente, per non stramazzare di sonno in una fresca notte d’estate scandinava.
4 – HOPPIN’ FROG –Barrel Aged B.O.R.I.S. the Crusher Imperial Oatmeal Stout (9%)
Finchè hanno retto i paragoni didattici alla foga dell’acool, questa è la birra top che ricordo allo scorso Copenhagen Beer Celebration 2013.
Una sapiente combinazione di netto tostato, struttura, morbidezza e setosità donata dall’utilizzo dell’avena, terminando con caratteristiche note di torbato e legnoso prodotte dalla maturazione in cask di bourbon americano.
Equilibrio perfetto e dritti sotto le pezze, già pronti per i residui di caffè alla colazione del giorno dopo.
5 – BIRRA DEL BORGO – Equilibrista
Tra le “bizzarre” più bizzarre e riuscite del birrificio laziale, l’Equilibrista (10,9 %) è una “birra” di confine, che combina mosto della classica Duchessa (birra al farro della casa) e mosto d’uva (con sperimentazioni differenti per ogni annata) per una fermentazione con lieviti da vino e rifermentazione con lieviti da champagne e seguente, delicata maturazione.
Il risultato è una sour ale molto raffinata, in cui il metodo champenois e l’affinamento in legno conferiscono un carattere tutto proprio, per sedute di vero charme.
6 – DE DOLLE BROUWERS – Oerbier Special Reserva
L’omino giallo si veste di bianco angelico per la versione Special Reserva (13%) della Oerbier, emblema tra le fiamminghe Oud Bruin/Flamish brown ale.
Invecchiata in botti di bordeaux per un affinamento che la pimpa al massimo, estrapolando note d’uva matura, prugne secche, dark cherry, caramello e quercia, unite ad una decisa acidità che ne semplifica il palato. Spaziale.
7 – BIRRIFICIO LE BALADIN – Xyauyù
Un classic del noto birrificio di Piozzo (Pi), metro di paragone di molti altri barley wine in circolazione. Dal calore notevole (12%), questo prodotto deve le evidenti note marsalate alla continua ossidazione in legno per diversi mesi. Le sfumature notevolmente “dolci” – caramello, melassa, vaniglia, cherry – al naso si confermano al palato, con un gusto lungo e marcato sulle stesse note, ottimamente accompagnate da un corpo discreto e la totale assenza di carbonazione che non ne appesantisce la struttura.
8 – ALMOND ’22 – Noa Reserva Calvados Ed.
Tra le migliori realtà nostrane questo barley wine (10%) di Almond ’22 conferma la ricerca del birraio Jurji Ferri, tutta volta a fondere innovazione, bevibilità e pennellata di fabbrica del birrificio.
Questa versione del Noa in particolare si armonizza al meglio con le sfumature intense del liquore d’origine e l’affinamento in caratelli di rovere.
La linea di fondo, al di là delle tradizionali note altamente inebrianti, volge nettamente alla facilità (pericolosa) di bevuta, con un tenore alcolico ed un corpo mediamente contenuto per lo stile.
9 – SAMUEL SMITH’ S – Imperial Stout
Dopo le estrose stravaganze rilancio a bomba con un classico che ancora mi accattiva al di là degli affettuosi ricordi delle prime bevute. Scendiamo di gradazione (7%) ed estremi per coccolarci con una bevuta che si caratterizza per una varietà di aromi e sapori – tabacco, nocciola, liquerizia, cioccolato – tutti accumunati dall’armonia e il non essere mai sopra le righe.
L’ Imperial Stout di Samuel Smith è un esempio di delicatezza e complessità che si chiude perfettamente in sé stessa, lontana dai fronzoli e gli esasperati specchietti per le allodole troppo spesso in circolazione.
Que duermen con los angelitos.
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Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.