Questa mattina ho fatto colazione come qualsiasi italiano della domenica: mi sono seduta al bar, ho ordinato un cappuccino schiumoso e un cornetto al cioccolato e ho sfogliato qualche quotidiano che era adagiato sul tavolino a fianco al mio. Tra le tante notizie della settimana che più mi hanno colpito ce ne sono due: la prima è ovviamente la morte del grande maestro Claudio Abbado, sempre in prima linea nella lotta per il diritto alla cultura, la seconda è lo scandalo francese, ovvero la scappatella di Hollande.
A Claudio Abbado dedico questa nostra domenica mentre al caro Hollande mi piacerebbe chiedere: di tanti posti in cui tu, presidente, puoi appartarti con la tua amante ma proprio la casa di un pregiudicato e nonché suo ex dovevi scegliere? Io i francesi davvero non li capisco! Guerrafondai di prima linea e poi scivolano sulle cose più semplici.
Torniamo all’arte, quella nostra della domenica perché oggi vi porto a conoscere Ernest Zacharevic, un artista lituano, il quale da poco ha realizzato un grande murale in Malesia, esattamente a Penang, dove già aveva lasciato il segno qualche tempo fa. Ne stanno parlando veramente tutti non solo per la bellezza dell’opera ma anche perché rientra nella sua prima personale che si intitola Art is Rubbish/Rubbish is Art, in mostra fino a febbraio.
Sono andata alla ricerca di qualche notizia biografica del nostro ospite ma sembra sia quasi impossibile rintracciare la sua età e il suo percorso artistico. Quindi ci affidiamo alle sue opere, dei veri gioielli di street art che fanno sorridere chiunque si ferma ad osservarle.
La particolarità dello stile di Ernst Zacharevic è nella sua propensione ad unire materiale da recupero, oggetti quotidiani, trovati per strada alla sua vena creativa che lo induce a realizzare dei capolavori bidimensionali, ovvero una parte tangibile e l’altra ottenuta attraverso il colore e il disegno sui muri.
I suoi personaggi, così come il materiale utilizzato per la composizione delle sue opere, sono legati al mondo reale, bambini, uomini e donne vengono catturati nei vari momenti della loro esistenza quotidiana, in tal modo l’osservatore si rende conto di avere a che fare con un attento scrutatore delle persone che lo circondano, nonché un attento decifratore delle questioni umane come la povertà, la solitudine e l’infanzia soprattutto.
La sua arte deriva da uno spiccato senso di condivisione degli spazi circostanti e tutto ciò che gravità attorno ad esso. Un’esperienza artistica comune a molti street artist incontrati nel corso di questi due anni di rubrica dai quali si può imparare i vari significati di arte urbana.
Un messaggio di solidarietà, o più semplicemente una ragione per sorridere.
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.