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A colpi di luce 2.0: Nicolò Panzeri

A colpi di luce 2.0: Nicolò Panzeri


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Ciao Nicolò, posso dire di conoscerti (virtualmente) dal 2009, anno in cui ho aperto il mio (becero) stream flickr, e ho avuto modo di gustarmi tutta la tua (positiva) evoluzione fotografica.
Ci racconti un po’ chi sei e cosa hai combinato negli ultimi anni?
Ciao Alessandro. Sono un ventiduenne alla ricerca di sé stesso e della strada da percorrere.
Potrei sintetizzare dicendo di essere uno di quelli che non è ancora riuscito a rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?”.
In questi anni ho assorbito il più possibile da varie fonti, flickr in primis, ma non dimentichiamoci le mostre e i libri. Sono stato la spugna della situazione, solo che, come tutti sanno, la spugna arriva a un punto in cui ci puoi anche buttare sopra tonnellate d’acqua che questa non assorbirà nemmeno una goccia.
Dicendo questo non voglio essere altezzoso e mancare di modestia, anzi, voglio dire di aver individuato la strada che ho intenzione di percorrere e seguendo questo cammino mi scrollerò di dosso le “gocce” in eccesso, per far spazio a quelle nuove.
Per molto tempo ho fotografato per un solo scopo: soddisfare i miei bisogni. Ora, dopo anni, sento di essere pronto per qualcosa di nuovo, qualcosa che vada oltre, che racconti una storia ma senza lasciare nulla al caso e tenendo in considerazione due punti per me importanti: la progettualità e il significato.
Quindi il buon proposito diventa quello di soddisfare anche i bisogni di qualcun altro.

Guardando i tuoi lavori, si notano dei toni che ricordano molto l’analogico.
Che rapporto hai con quest’ultimo?
È un rapporto strepitoso e che sto coltivando con calma nel tempo.
Il 35mm è la rampa di lancio per tutti, ho intenzione però di passare al medio formato nel più breve tempo possibile, mantenendo attiva la digitale, che uso ancora per la maggior parte dei miei scatti.
Architettura e geometria sembrano essere elementi fondamentali delle tue fotografie.
In che modo influenzano la tua vita, e perché le ritroviamo in maniera quasi ossessiva nei tuoi lavori?
Architettura e geometria. Ossessione. Tre parole chiave della mia vita che, sembra banale ma non lo è, proietto direttamente nelle immagini.
Non posso nascondere di essere ossessivo nei confronti delle cose a cui sono legato e questi due temi lo sono eccome.
L’architettura classica riesce a infondermi un senso di pace e di immensità, al suo interno mi sento cullato, mi sento voluto bene.
Per l’architettura moderna il sentimento è completamente diverso, più freddo e distaccato. Non mi capita spesso di sentirmi parte della struttura, ma è sicuramente un mio limite.
Le geometrie sono fondamentali, raramente distruggo questa mia visione del mondo per realizzare qualcosa di asimmetrico, di incompleto.
Ci ho provato, ma spesso i risultati mi hanno lasciato deluso.

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Nonostante tu abbia collezionato un’enorme quantità fotografica di “luoghi”, non ti si può certamente additare come un paesaggista.
Qual è secondo te (se pensi che ci sia) la differenza tra luogo e paesaggio?
Non nascondo la difficoltà di questa domanda ma in ogni caso ci provo.
Tra luogo e paesaggio apparentemente non ci sono sostanziali differenze, anche se, dentro di me, so per certo che non è così.
Colgo queste differenze riflettendo sul fatto di non potermi considerare un paesaggista, ma, bensì, un “ritrattista di luoghi” – concedimi l’espressione.
Il luogo è uno spazio ben definito, racchiuso e circoscritto, all’interno del quale l’essere umano si muove e vaga. Mentre il fotografo all’interno di questa, possiamo chiamarla, scatola si arrovella, fino ad ammattirsi. Perché succede questo? Perché per ritrarre l’essenza di un luogo bisogna seguire un processo, un iter che porti l’Autore ad entrare in simbiosi con lo stesso.
E non si parla di inquadratura, taglio, composizione e altre chiavi di lettura virtuali, teoriche e non quantificabili, si parla di sincerità e genuinità, due componenti di certo non empiriche, ma che, foto alla mano, sono visibili e in mancanza di queste trasparirebbe la malafede della rappresentazione.
Il paesaggio, invece, per definizione è una porzione di territorio che si abbraccia con lo sguardo, quindi è una veduta, un panorama.
Esasperando potremmo dire che sia “una sezione di un qualcosa”, sta poi al fotografo stabilire quali elementi debbano rientrare nell’inquadratura, quale taglio scegliere, come comporre lo scatto e via dicendo.
In conclusione, il luogo è uno spazio già bell’e pronto, preconfezionato ma dall’alto valore emotivo e spirituale – inteso come ricco di valori, immateriale – e proprio qui sta la difficoltà nel ritrarlo.
Il paesaggio è una porzione di territorio molto ampia, che il fotografo, carico di tutte le sue competenze tecniche, seziona e ritrae, quindi qui entra in gioco la tecnica, che prevale sulle emozioni.

Una cosa che mi colpisce particolarmente ( te l’ho già detto che sono ossessionato dai ritratti, dai volti, dalle persone? :D ) è che nelle tue fotografie non vi è traccia (se non raramente) del genere umano o di qualsivoglia forma di vita, alimentando un senso di solitudine che aleggia nella società moderna.
Cosa pensi del rapporto tra uomo e ambiente che lo circonda? E in che modo il tuo pensiero si rispecchia in ciò che fotografi?
Ti seguo da tanto quanto tu segui me, per cui ne sono al corrente ;)
In generale penso che l’ambiente prevalga su tutto, sempre. L’uomo è una comparsa, ultimamente si sta rivelando, a spese dell’ambiente, una comparsa piuttosto fastidiosa e credo sarebbe opportuno iniziare a rispettare la nostra casa.
Questo mio sentimento si rispecchia nelle immagini, nelle quali regna la totale assenza di esseri umani. Noi uomini non consideriamo la Terra e a mia volta mi riserbo la facoltà di non menzionare l’uomo.

La fotografia nel 2014. Cos’è? E dove è diretta secondo te?
Penso di non avere competenze per rispondere a questa domanda, mi sono affacciato al mondo della fotografia una manciata d’anni fa, troppo pochi per poter esprimere un giudizio reale e forse anche 30/40 non sarebbero stati sufficienti per arrivare ad una conclusione.

Un film, un libro, e un fotografo che ci consigli rispettivamente di vedere, leggere e tener d’occhio.
La grande bellezza, Lezioni di fotografia di Ghirri e Simone Mizzotti

Ringraziamo Nicolò per averci concesso l’intervista e vi invitiamo a visitare il suo (costantemente aggiornato) stream Flickr

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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