Fukutake Hall di Tadao Ando


L’autoreferenzialità, che è forse il termine più abusato dalla critica architettonica, è un errore che le archistar, più o meno volontariamente, spesso commettono.
Libeskind ce lo dimostra nel suo progetto per il Graduate Centre della London Metropolitan University. Se infatti nel suo Museo Ebraico di Berlino ogni irregolarità strutturale, ogni stridore geometrico, ogni stravolgimento degli elementi architettonici tradizionali, ben rappresentano la drammaticità della storia ebraica e le malvagità della società moderna, nella sua opera londinese tutto sembra ridursi a un mero esercizio di stile. L’edificio è un bell’oggetto scultoreo, ma non si sforza di creare spazialità interessanti né di proporre soluzioni di consistente qualità urbana.

È Tadao Ando, con la sua Fukutake Hall per l’università di Tokyo, a darci un esempio di un edificio dalle funzioni simili ma capace di risolvere e valorizzare le criticità del contesto in cui s’inserisce.
Pur essendo riconoscibile la firma dell’autore, nel trattamento dei materiali come nelle scelte formali, questo progetto trae dal contesto gli elementi su cui creare uno spazio di silenziosa eleganza, protetto dal caos esterno ma in stretto dialogo con la vita del campus.

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Luca Di Carlo

A 19 anni ho smesso di straziarmi su dilemmi esistenziali per iniziare a chiedermi: "può l'architettura essere poesia?". Adesso, che di anni ne ho 25, sono qui ogni settimana a condividere con voi le risposte che ho trovato (e quelle che ancora cerco)

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