Molti di voi lo conoscono per il suo importantissimo lavoro documentario, spesso sociale. Ma pochi forse conoscono il lavoro degli ultimi anni di Walker Evans. Ve lo presentiamo nella pillola fotografica di oggi.
Nel 1973 Walker Evans inizia a lavorare con l’innovativa Polaroid SX-70 camera con una fornitura illimitata di pellicole dal suo produttore di fiducia.
Le caratteristiche di questa camera, introdotta nel 1972, erano ideali per la ricerca di Evans di una visione del mondo concisa ma poetica. Queste istantanee sono i suoi ultimi lavori fotografici. L’apice di cinquant’anni di carriera di uno dei più grandi fotografi americani di tutti i tempi.
Con questa sua nuova camera Evans tornò ad alcuni suoi motivi chiave, insegne, poster, ambienti tipicamente americani. “Nessuno dovrebbe toccare una Polaroid finché non abbia almeno sessant’anni” ha detto una volta. E’ solo dopo anni di sperimentazioni, diceva, di sviluppo della propria visione che lo strumento può essere spinto al suo massimo potenziale. Attraverso la SX-70, lasciando da parte tutte le complicazioni della tecnica fotografia, Evans porta la sua fotografia all’ estremo essenziale: l’osservazione e la scelta del soggetto.
300 immagini sono state raccolte e pubblicate nel libro “Walker Evans: Polaroids” edito nel 2001, la maggior parte di esse sono inedite, scelte tra 2500 Polaroid lasciate dal grande fotografo.
Stefano Gizzi
A volte cerco di ricordare a quando possa risalire il primo fotogramma della mia esistenza, ma non sono mai riuscito a trovare un punto d’inizio. Perché da che ne ho memoria la fotografia ha sempre fatto parte di me.