L’inizio settimana è notoriamente un momento di merda. Aggiungeteci un weekend lungo splendidamente trascorso tra chiacchiere maschili [= cazzeggio disinvolto e disimpegnato], caminetto e vasta scelta di Birre/Distillati/Vini, oltre a discrete specie e varietà di cibo da affumicare e la funzione del rientro a lavoro risulterà inevitabilmente f(L) = D + ∞, ove D sta per depressione [tendente a più infinito, se siete proprio ignoranti].
Poi lo so che vi leggete un bell’articoletto il mercoledì in due minuti, ma dietro c’è più di qualche ora di “lavoro” … e direte voi, devi pure faticare a scrivere tutte ste stronzate? Pare di SI. E oggi vi odio più che mai. Ma se c’è un modo per sciallarsela un po’ è continuare sulla strada del cazzeggio da parrucchiera: cosa di meglio dell’ennesima classifica a prova di noia sulle birre più strane racimolate per il web? Molto in realtà, ma ve la beccate lo stesso.
1 – ROGUE: Beard Beer
John “More Hops” Maier è uno dei birrai più eclettici del mondo statunitense e, per quanto bizzarra, la trovata realizzare una birra fermentata con lieviti selvaggi rinvenuti direttamente nella sua folta barba è una delle genialate più strepitose dell’umanità. Dal punto di vista tecnico in realtà non vi è molto di strano, dato che i primi esempi di birra sono stati per secoli fermentati “spontaneamente” e pare assolutamente naturale ritrovare tracce di lieviti nella barba di John, incolta dal 1983 e per la produzione di oltre 15.000 birre.
2 – SANKT GALLEN: Un, Kono Kuro
Cosi pare che dar da mangiare bacche di caffè agli animali più variegati e raccoglierle dopo la loro digestione ed espulsione sia oramai un’attrazione che non desta più stupore. Così è stato per il costosissimo caffè Kopi Luwak ottenuto dalla defecazione di simpatici zibetti delle palme indonesiani ed impiegato, tra gli altri, da Mikkeller e De Molen nelle loro birre. Ma pare proprio che l’ultima frontiera del trash sia il caffè cagato da un elefante tailandese, dal cui favoloso contributo il birrificio giapponese Sankt Gallen ha recentemente messo in produzione una birra la cui etichetta non lascia adito ad equivoco alcuno.
3 – WYNKOOP: Rocky Mountain Oyster Stout
Lo ammetto, questa mi fa più schifo della merda di elefante. Se pensate infatti ad una classica Oyster Stout, prodotta come da tradizione mediante l’utilizzo di ostriche, vi sbagliate di grosso. La Rocky Mountain è infatti è una Stout di 7,5 gradi, classiche note tostate e torrefatte brassata con … testicoli di Toro in abbondante quantità, tagliati a fette e successivamente arrostiti. Raccapricciante.
4 – RIGHT BRAIN BREWERY: Mangalitsa Pig Porter
I Mangalitsa sono una varietà di maiali dal pelo lungo, riccio e nero, con un sapore tendente più al pollo che al classico maiale. Evidentemente la chioma invidiabile di questa specie ha particolarmente tentato la Right Brain Brewery, che ne ha realizzato una Porter usandone teste ed ossa precedentemente affumicate, premiata con la medaglia d’oro nella categoria sperimentale al The Great American Beer Festival 2011…
5 – ROGUE & VOODOO DOUGHNUT: Bacon Maple Ale
Immaginatevi una grande bottiglia rosa shocking incredibilmente attraente e una birra brassata con sciroppo d’acero misto a bacon affumicato su legno di melo… in effetti sembra un sogno strano ma… che dirvi, già la bottiglia mi sembra un più che ragionevole motivo per acquistarla, a trovarla in giro [il potere del marketing sugli stolti]. Tra l’altro pare che lo sciroppo d’acero sia evidente al naso molto più che al gusto, dominato da sentori affumicati veri e propri piuttosto che da crispy bacon cheesburger.
6 – MAMMAMIA: Pizza Beer
Dunque, non ci vuole molto a capire che siamo esattamente d’innanzi alla classica americanata… ma più leggo i dettagliati resoconti sulla straordinaria invenzione di Tom e Athena Seefurth, più rimango di stucco. Insomma, io ci credo davvero nell’ ”assurdo” e nelle sue implicazioni filosofiche quotidiane, ma credo che lo stesso Beckett, alla notizia di una birra realizzata con una pizza “margherita” completa di pomodoro, basilico, aglio e origano inserita direttamente in ammostamento e poi filtrata, non possa che rivoltarsi nella tomba alla ricerca affannata di un senso.
7 – SHORT’S Brewing Company: Key Lime Pie
Un’ altra medaglia d’oro al The Great American Beer Festival... Qui l’intento era di “riprodurre” la appetitosa “Torta Di Limetta”, dolce statunitense originario delle Isole Keys (Florida), fatto col succo di lime tipico della zona, tuorli d’uovo e meringa in crosta di torta. Tutto ciò si è tradotto alla Short’s producendo una birra con lime, lattosio, Graham crackers (biscotto tipico creato nel 1829) e batuffoli di marshmallows, per un orgasmo paradisiaco di tart & sweet.
8 – BELVOIR BREWERY: The Blue Brew
A quanto sembra alla Belvoir si sono seriamente preoccupati di fornire un eloquente esempio della “versatilità” del mitico Blue Stilton, tipico formaggio erborinato di origine Britannica, dall’ aroma e il gusto decisamente intenso. Nella Blue Brew il siero dello Stilton viene aggiunto direttamente al mosto in fermentazione, apportando un palato liscio e cremoso, senza (pare) una “decisa formaggiosità”.
9 – FREETAIL Brewing Co.: Spirulina Wit
Se non siete ancora tentati dai trendy effetti anti-age dell’esotica alga dal color verdeblù di sicuro non potete resistere all’ultima frontiera dell’antiossidamento trovata dal birrificio texano Freetail. Alla Rye Wit della casa (con segale) è aggiunta in seconda fermentazione la miracolosa Spirulina, dando vita ad un mostriciattolo di color verdino, l’alcol leggero (3,9%) e note caratteristiche di frutta tropicale e melone…la trovate solo nelle migliori erboristerie e da qualche spacciatore new age.
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Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.
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