O guardo i crepuscoli, le mattine | su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, | come i primi atti della Dopostoria, | cui io assisto, per privilegio d’anagrafe, | dall’orlo estremo di qualche età | sepolta. Mostruoso è chi è nato | dalle viscere di una donna morta. | E io, feto adulto, mi aggiro | più moderno d’ogni moderno | a cercare i fratelli che non sono più.
(Pier Paolo Pasolini)
La puntata di oggi la voglio dedicare proprio al grande scrittore friulano morto all’alba del 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia per mano ignota.
Ieri ricorreva il trentottesimo anno della sua morte, una morte violenta, come le storie che amava raccontare nei suoi romanzi e nei suoi film che hanno segnato la storia della cultura italiana del dopoguerra, come lo ricorda la citazione con cui ho aperto il pezzo.
Come Pier Paolo Pasolini, il quale sapeva raccontare la strada e la sua gente, le borgate romane e le trasformazioni sociali, come abbiamo avuto modo di vedere anche con le opere di Žilda qualche settimana fa, anche l’artista di questa puntata ha una predisposizione alla vita di strada, al racconto per immagini e parole che restano impresse nella mente di chi si sofferma a guardare le sue opere.
L’artista in questione è Faith47, una Street Artist sudafricana di Cape Town dove tuttora vive anche se ha viaggiato e continua a viaggiare molto portando in giro la su arte tra festival e collettive da urlo dal 2010.
Faith47 è un’artista autodidatta e mentre i suoi primi lavori erano una denuncia sui problemi come libertà e uguaglianza, vedi il progetto Freedom Charter, in cui l’artista si esprimeva attraverso una riproduzione sui muri della carta dei diritti dell’uomo, i lavori successivi invece si sono avvalsi di una ricerca simbolica che rende la sua produzione ancora più interessante e sottolineano la sua dipendenza dalla vita di strada. Proprio come osava fare Pasolini, Faith47 osserva il ciò che le sta intorno per poi trasformarlo in un immenso capolavoro artistico di denuncia.
Sono soprattutto donne, splendide fanciulle, al centro delle sue opere, ognuna con la propria storia da raccontare, da condividere con lo spettatore di turno. Affascinanti, misteriose e delicate. Semplicemente sublimi.Guardate l’ultimo capolavoro realizzato per il festival Los Muros Hablan che si è tenuto in Porto Rico, tanto per capire meglio.
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.