Il bello dei voli low cost prenotati con mesi di anticipo è che senti quest’aura del viaggio lì immobile e tu che ti avvicini, o forse lo fa lei. Ma tanto per pigrizia non riuscirai comunque ad organizzare le cose con calma, per finire paradossalmente a svolgere i preparativi con l’acqua alla gola nel solito nonsense.
Cosi lo scorso weekend mi ritrovai quasi senza accorgermene sotto il grigio cielo di Manchester, con la solita ciurma di beer hunters affamati e pericolosi delle occasioni migliori, che con mesi di anticipo si era assicurata il pacchetto toccata e fuga per l’Independent Manchester Beer Convention. (Lo so, siamo malati, seriamente. Ma con orgoglio).
E come passare al meglio la vigilia in vista della domenica del festival? In pieno stile inglese ovviamente… Pub crawling selvaggio e assalto alle migliori attrattive birraie della città. Così, tra una deviazione e l’altra, il programma formidabile della giornata ha previsto il passaggio diligente per i seguenti pub più significativi: City Arms, Old Wellington, The Marble Arch, Port Street Beer House e Brewdog Bar.
La caccia del branco era orientata ovviamente alle tradizionalissime Real Ales anglosassoni, spillate rigorosamente a pompa direttamente dal cask, ed oggi “protette” dal CAMRA – Campaign For Real Ale. Il meccanismo totalmente meccanico caratterizza inconfondibilmente queste birre, già molto leggere di per sé, donando una incredibile morbidezza e cremosità e consentendo ritmi di bevuta impareggiabili grazie alla quasi totale piattezza derivante dall’assenza di anidride carbonica. I primi tre locali della lista ci hanno davvero emozionato sia per l’ambiente che per la qualità delle bevute. Il City Arms in particolare, con il suo clima ovattato e accogliente è risultato sorprendente: indimenticabili una Dark Mild (4%) del birrificio Bank Top, setosa, delicata, caramellosa e incredibilmente beverina e la Cappuccino Stout (4,5%) di Titanic Brewery, su le stesse caratteristiche di fondo, con una schiuma di un fino e compatto mai visto e la pienezza mai così poco invadente dei malti tostati. Cazzo credo che si siano bevute da sole.
Lo spettacolare Old Wellington è invece uno degli edifici più antichi della città (1552) e il fascino trasuda da ogni spiraglio dei suoi vecchi legni. Qui altre Stout di accompagnamento ad un gourmelizioso e freschissimo Fish&Chips, che ve lo dico a fa… tra chiacchiere sul senso della vita e filosofia birraia in quel preciso istante sarei potuto morir contento. Ma la sete era tanta per lasciare questa terra e l’arrivo al Marble Arch è stata la prova successiva. Anch’esso edificio storico, in legno e mattoni con l’interno quasi totalmente affrescato, zeppo di folkloristici mobili e oggetti d’epoca, questo brewpub serve una gran quantità di birre, molte delle quali ottimamente autoprodotte.
La loro Farmhouse Ipa, brassata proprio in occasione dell’IMBC, è stata una bevuta molto interessante e fuori dal coro: la base di un inusuale lievito Saison con tante note rustiche, terrose e speziate, un’ottima combinazione di malti chiari e caramellati e un uso intenso di luppoli dal carattere erbaceo e agrumato la rendono una birra davvero particolare e ben fatta.
Con le ultime due tappe del sabato ci siamo allontanati dalla tradizione, alla volta dei due locali più rappresentativi della nuova scena birraia di Manchester. Il Port Street è un bel locale in pieno stile urban, con tante novità, birre innovative e la gradevole presenza anche del nostrano Birrificio Toccalmatto. La recentissima sede locale del Brewdog Bar è invece uno spettacolare e moderno locale, con la autoincoronata catarsi rivoluzionaria della casa ben immortalata in ogni dove. Sia chiaro, io li amo come amo le nuove tendenze… ma con la Dog B nel bicchiere – Imperial Stout di 15 gradi spessa come un tiramisù – ho rimpianto la bevibilità delle allegre nonnine di cui sopra.
E fu presto domenica e sulle strade degli Smiths presto giungemmo agli splendidi Victoria Baths, magnifici bagni municipali di inizio ‘900 adibiti a trendy location del festival: una grande sala centrale a due livelli con street food variegato e altre tre stanze, di cui una con tavoli e spine posizionati direttamente in una delle piscine dell’edificio (svuotata…) e un’altra con musica elettronica e luci soffuse in pieno giorno quasi da matinée in discoteca.
Nonostante le decine e decine di spine praticamente introvabili in Italia e la bellissima e molto rilassata atmosfera del posto a cui non possiamo certo dire di essere abituati, il cuore di tutti era rimasto alla giornata precedente e alle bellissime emozioni di una vigilia promossa a festa grande.
Si è comunque provato molto, un po’ a fatica a dir la verità, ma solo di un paio di birre mi sento di darvi nota: La Kiwi (3,8%) di Brodies, bellissima e rinfrescante bevuta dal colore originalissimo giallo paglierino tendente al verde, con bellissimi luppoli neo zelandesi e sentori di uva e frutta tropicale a sposarsi benissimo con il prodotto. All’estremo opposto (in tutti i sensi) la Green Gold Chardonnay (18%) del solito Mikkeller, Barley wine complessissimo, dalle evidenti note di vino bianco, uva e un intenso marsalato donato dall’ossidazione in botte.
Prima di Manchester pensavo di essere per la “rivoluzione birraia ad ogni costo”. Ora so che devono esistere tutte e due le tendenze.
Non importa che siate leone o gazzella. L’importante è che beviate di TUTTO. Con coscienza.
Permettetemi la romanticheria dei ringraziamenti a Salvatore (il profeta), Marcello, Giacomo, Carlo, Daniela, Elisabetta, Vassi ed Emanuela (per le bellissime foto). La sete è tanta per tante altre indimenticabili avventure a seguire.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.