Descriviti con un “tweet” (140 caratteri).
Non frequento twitter ma ci posso comunque provare (a scuola ero bravo nei riassunti):
Ciao, sono Massimiliano di Lauro e sono un #illustratore perchè mi è impossibile pensare di fare altro.
Come hai imparato a “disegnare”?
Disegno praticamente da sempre.
All’asilo ricordo che ero considerato un innovatore: fui il primo a non disegnare più gli omini stecchino ma a rappresentare i volumi. Poi un giorno non feci più il cielo come una striscia azzurra in alto e feci scorrere il pennarello azzurro anche dietro gli alberi e le case; ti lascio immaginare lo stupore dei miei compagni.
Ricordo però che non finivo mai i miei disegni.
Un po’ di tecnica l’ho appresa alle superiori (ho frequentato l’istituto d’arte). Ma il grosso l’ho fatto da me studiando, osservando, rubando ciò che mi interessava.
24 ore, qual è la TUA ora e perchè?
Le 15,00. Dopo pranzo sono ormai sveglio da un po’, ho lo stomaco pieno, ho avuto la mia dose di Simpson quotidiana e quindi ho la concentrazione necessaria. In genere la mattina imposto il lavoro che svolgerò nel pomeriggio.
Immagina un foglio bianco, qual è il processo creativo che segui?
Il foglio bianco mi spaventa un po’.
Quando disegno per me, per divertirmi e rilassarmi, disegno su avanzi di carta raccattati qua e la e, in genere, è così che riescono le cose che mi piacciono di più.
Il 50 % di questa miriade di fogliettini finisce col perdersi chissà dove, ma per fortuna c’è lo scanner.
Mi avvicino ad un foglio bianco solo se ho già un’idea in mente ma non sono uno che fa troppi schizzi preparatori.
Preferisco un approccio più istintivo. Quasi sempre la prima cosa che disegno è un naso.
Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
La maggior parte dei miei lavori sono interamente realizzati a mano, con penna, acrilici, pennelli e un po’ di collage.
Ma anche quando lavoro in digitale solitamente utilizzo disegni fatti su carta e texure realizzate con la monotipia che poi assemblo al computer.
Momento marzullesco: fatti una domanda e datti una risposta
Qual’è il senso della vita?
Forse è cercare di dargli un senso, ognuno a modo suo.
Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
No, ma uno solo è impossibile… Concedimi qualche nome: Fabulo, Laura Fanelli, Elisa Macellari, Leire Salaberria, Daniela Giarratana, Marco Scalcione, Daniela Tieni. Tutti molto bravi e alcuni li hai anche già intervistati.
Final bonus question: Essendo venuta a conoscenza del fatto che oltre ad essere un illustratore, sei anche un musicista, e poiché la curiosità è donna, mi chiedevo di che genere ti occupi, se sei un compositore, un cantante o suoni uno strumento.
Inoltre le illustrazioni che ci proponi, a mio avviso, sembrano muoversi in ambientazioni parallele alla realtà, dove non si aspira a tutti costi al rigore: i contorni non sono sempre netti e non limitano spesso il colore, che esce fuori occupando uno spazio diverso.
Come si inizia un percorso che porta alla nascita di un proprio stile e quanti stili bisogna provare prima di definire il proprio?
Si, sono anche un musicista (qualche tempo fa avrei detto soprattutto).
Fondamentalmente suono il basso.
In questo periodo sto girando come bassista con una band che mescola il funk e la french house.
Si chiamano Flowers or razorwire.
Ma sono anche un appassionato di musica noise sperimentale, di sintetizzatori analogici e tastierine giocattolo modificate.
Infatti con mia band, nella quale compongo e suono un po di tutto, facciamo della roba un po… difficile.
Ci piace distruggere i suoni e le strutture dei brani, insomma ci divertiamo parecchio.
La band si chiama Eels on heels e, per chi volesse ascoltare qualcosa, è possibile comprare il vinile che è disponibile online dall’italia al Giappone.
Per quanto riguarda le illustrazioni:
come ho già detto ho un approccio molto istintivo all’illustrazione e questo si rispecchia nel mio modo di disegnare.
Il colore è libero e lo è anche il segno.
Infatti non uso quasi mai la matita ma disegno direttamente a penna (questa tecnica si chiama “Buona la prima”).
Ma non è una forzatura, non lo faccio apposta, è semplicemente il mio modo di lavorare.
Lo stile non è altro che un modo di vedere la realtà.
Ecco perchè cambia man mano che si lavora: noi cambiamo e le cose che ci influenzano cambiano.
Io non so se ho un mio stile, cerco solo di adattarmi al lavoro che ho davanti, di utilizzare la tecnica e il segno che meglio mi aiutano a rappresentare un concetto.
Una volta leggevo un’intervista a Shout che, a questo proposito diceva:”L’unico modo per riuscire ad avere un proprio stile è copiare da talmente tante persone che non sarà più possibile riconoscere da chi si è preso cosa” (la citazione non è precisissima, sono andato a memoria…).
Questo pensiero è di un’onesta intellettuale e di una verità sconcertanti.
Io nei miei lavori ci vedo tutte le cose che mi influenzano e cercare di nasconderlo sarebbe stupido.
Forse il modo migliore per cercare il proprio “stile” è quello di disegnare molto, lavorare tantissimo, comprare libri, guardare il lavoro degli altri, smontare continuamente il proprio, mettersi alla prova, sfidarsi perchè è dai vincoli e dalle difficoltà che si tirano fuori le cose migliori.
Ringraziamo Massimiliano per la sua disponibilità e vi invidiamo a visitare il suo sito: http://massimilianodilauro.blogspot.it/
Marta Latini
Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...