In questa domenica di metà ottobre vi porto a conoscere uno street artist francese, di Rennes per la precisione, Žilda, il quale gira l’Europa lasciando il suo segno sui muri delle città.
Lo hanno visto a Napoli e persino nella capitale, in ogni luogo prescelto i suoi personaggi rinascimentali si confrontano con lo spazio circostante.
Quello della metropoli, sempre in continua evoluzione. Come la sua creatività.
In questa intervista abbiamo parlato soprattutto del suo progetto che lo ha visto lavorare a Roma, un’idea che prende spunto dal cinema di Pier Paolo Pasolini riletto in chiave street art. Buona lettura!
Partiamo dall’ultimo progetto, [Pasolini Roma ?]. Raccontaci come è nato.
Sei anni dopo il progetto « io sono una forza del passato* », La Cinémathèque Française** mi ha contattato per propormi di perseguire il progetto pasoliniano a Roma e mi ha dato carta bianca. Dopo tutto questo tempo, era impensabile abbordare di nuovo il suo cinema dedicato ai sottoproletari. Quindi, questa volta, mi sono interessato alla parte meno « marxista » dei suoi film, cioè Salò, Porcile, Il fiore delle Mille e una notte. A dire la verità, sono tornato a Roma con delle intenzioni meno « carezzevoli » del 2008. Perché installare nella strada delle immagini nate da questo cinema qua significava prendere posizione di andare di fronte, di andare contro gli spettatori, contro un ideale di società e più largamente contro una certa Roma. Contro una Roma “disincarnata”, contro una « città-museo », deturpata dal turismo di massa.
Pasolini amava raccontare le periferie, un po’ come piace fare a voi Street Artist. Cosa ti lega a questo artista?
Pasolini è per me l’artista più importante del ‘900, lui è la definizione del coraggio e del rifiuto della facilità. Ha sempre preso dei rischi. L’esigenza, l’assenza di concessioni e di semplificazioni, ecco quello che sento nella sua opera e che la rende così intensamente estetica e politica.
Cosa avrebbe pensato, secondo te, Pasolini del tuo lavoro?
E impossibile rispondere a questa domanda… la cosa di cui sono sicuro è che Pasolini avrebbe odiato ogni forma di omaggio pomposo e officiale. Io volevo celebrare la potenza e la contemporaneità delle sue immagini, e l’importante era celebrarle « gioiosamente », attaccandole senza autorizzazione per strada. Sono stato positivamente sorpreso di vedere che la quasi integralità delle mie pitture sono state rovinate, coperte di graffiti o ridotte al nulla. E proprio la prova che queste immagini continuano a colpire, a dare fastidio ancora oggi.
E suppongo che Pasolini ne sarebbe stato contentissimo…
Sia in questo progetto che negli altri lavori si vede un tuo percorso stilistico che prende spunto dall’arte del passato, sia quella rinascimentale che realista. Che significato hanno oggi queste esperienze artistiche?
Infatti, il mio lavoro si appoggia sulla storia dell’arte. Ma sono piuttosto interessato nel fatto di proporre una rilettura di un’opera, e non di proporre una copia. Per esempio, se lavoro a partire da una pittura preraffaellita o da una scena estratta da un film, l’importante è di appropriarsela. Mi piace l’idea di portare l’opera verso un’altra cosa, dal punto di vista grafico, certo, ma anche e sopratutto nel fatto di contestualizzarla nel paesaggio urbano. E finalmente, non ha importanza ciò che questa pittura viene a significare ma ciò che viene a raccontare.
Hai lavorato in diverse città, incontrando realtà diverse. Come vedi la Street art Made in Italy?
Non sono tanto appassionato dalla street art made in Italy (or made in somewhere else).Si tratta molto di stile ma il contenuto è spesso vuoto. E quando non è completamente vuoto o decorativo, trasmette dei messaggi semplificati o demagogici. La street art è più o meno il contrario di Pasolini. E sopratutto un Mainstream sdolcinato.
Progetti futuri
Mi rendo conto che non sono andato a Napoli*** da un paio di mesi, e devo dire che non vedo l’ora di ritrovarla, questo cazzo di città…
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.