Le t-shirt di Superology



Quando sento parlare di nuovi brand che realizzano t-shirt storco sempre un po’ il naso.
Il motivo di tale diffidenza deriva dal fatto che quasi tutti i fashion designer che decidono di lasciare l’ovile di mamma università per gettarsi nell’inferno del mondo – vero- della moda, iniziano realizzando t-shirt. E in molti casi, finiscono così.
L’altro giorno mi trovavo  con un amico di vecchia data, davanti a una fumante tisana al retrogusto di cocco e cannella, a discutere (oltre che dei miei gusti “particolari”) proprio sul perchè di questa continua scelta poco innovativa.

Da una parte l’onnipresente diodenaro a scandire le modalità di produzione, gestione e vendita, dall’altra la mancanza di coraggio nel buttarsi dal precipizio, credendo fermamente nelle proprie collezioni.
D’altro canto, gli addetti ai lavori lo sanno, la filiera è sempre la stessa e pare non vi sia rimedio all’odiato contovendita. Finisce che i tuoi capi, vengono messi in fondo al negozio, nell’angoletto buio del cliente avventuroso, rimanendo lì per giorni, settimane, mesi aspettando la fatidica chiamata:
– I tuoi prodotti sono fatti bene, ma è crisi nera ed è veramente un peccato che non si vendano. Puoi venire a riprenderli anche domani mattina.
A quel punto la domanda a se stessi è d’obbligo: vale davvero la pena continuare a produrre capi d’abbigliamento ricercati e innovativi se poi ciò che tira di più è una semplicissima t-shirt con serigrafato “mai na gioia” ?

Il segreto dell’innovazione nelcampo delle tees a questo punto può dipendere da due fattori: il materiale (vedi duedilatte, uno dei pochi brand innovativi dell’ultimo pitti #84) e le collaborazioni.
E proprio delle collaborazioni fa il suo cavallo di battaglia Superology, che realizza t-shirt in collaborazione con vari artisti in edizioni limitate e numerate creando sinergie convincenti con tutto il team degli addetti ai lavori.
Un connubio che da vita a due capsule collection (Black e White) facendoci ritrovare un incredibile ed eclettico Michele Guidarini per la white capsule collection, e Cristiano Carotti per la black.
Alla collezione si aggiungono anche un paio di pants che ricalcano lo stile dell’artista e completano un pacchetto che se pur non incredibilmente innovativo, risulta di ottimo gusto e di sicuro impatto visivo.


Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

Commenti

commenti


RELATED POST