Sin dagli albori di Organiconcrete la nostra linea editoriale ha sempre puntato ad una cosa: l’Italia.
Un’Italia giovane, che non sia quella vista e rivista sui grossi media, arrivata lì tramite chissà quale canale preferenziale, un’Italia che ha scelto di rimboccarsi le maniche e di (RE)stare qui, dove adesso più che mai, c’è bisogno di cervelli vivi.
Così capita che in Tv o sul web che conta, senti parlare di tizioraccomandato (non faccio nomi per non finire in galera e dovermi appellare al Napolitano di turno) ma non senti parlare di gente che porta con merito, il nome dell’Italia nel mondo.
E magari serve il 20esimo comunicato stampa di una piccola galleria francese che ospita i lavori di tizioNONraccomandato per far si che da queste parti qualcuno la mattina si desti dal torpore mediatico in cui giace e dica “Ah però, mica male il tipo. Ah ma é italiano? Come é possibile che non ne abbia mai sentito parlare?”.
Premessa doverosa, nonostante il qualunquismo, per presentarvi un artista italiano, che vanta una quantità indefinita di menzioni su magazine, tumblr, gallerie, blog e testate giornalistiche, MONDIALI , senza aver ancora avuto a mio avviso l’attenzione che merita in italia.
Emanuele Dascanio , milanese, classe 1983 è uno che ci invidiano in tutto il mondo. Guardando i suoi lavori, verrebbe da dire fotografo di professione, per scoprire solo dopo averlo letto, che Emanuele è un pittore iperrealista.
I suoi dipinti, ci riportano alla mente, i grandi maestri del 600 (uno su tutti) e riescono a spingersi oltre la mera abilità tecnica,acquisendo in maniera del tutto naturale, il dono dell’eternità.
I soggetti riprodotti diventano quindi rielaborazioni artistiche che ben si discostano dal solo copia-incolla della realtà, assumendo un’identità propria ed esaltando tutte le capacità dell’artista..
Dopo un lungo periodo di “so chi sei e seguo ciò che fai su facebok” finalmente mi sono deciso e gli ho fatto qualche domanda.
Ecco cosa mi ha raccontato in questa breve intervista:
Ciao Emanuele, in un’epoca in cui le parole vengono usate come merce di scambio, io ho sempre sentito l’esigenza di fare una domanda ai miei intervistati, e cioè di descriversi con un tweet (140 caratteri).
Oggi sei l’ape, domani il parabrezza. Stai certo ce io li dipingerò entrambi.
Nei tuoi lavori c’è un’innegabile luce che rimanda ai vecchi maestri italiani del periodo 500/600. Primo su tutti, il grandissimo Caravaggio.
Ecco, non ti nascondo che la prima volta che ho visto i tuoi lavori ho pensato a lui.
C’è effettivamente una voluta connessione stilistica tra te e Caravaggio?
Credo di no. Nessuna connessione, almeno volontaria. Forse inconsciamente sono più portato a prediligere questa “invenzione” di Caravaggio, questa luce teatrale che caratterizza, drammatizza e narra i soggetti, per il feeling che ho con l’umanizzazione della realtà. Anche io amo e ho bisogno di far vedere “tutto”, l’insieme, attraverso il risalto del particolare. Concepire lo spirituale attraverso il carnale, forse lo si ottiene solo attraverso un’unica prospettiva.
La luce, questa incredibile componente capace di regalare ad uno stesso oggetto, milioni di visioni diverse. Che ruolo ha nei tuoi lavori e in che modo riesci a gestirla?
La luce, come dicevo prima, assolve una funzione critica nello sviluppo dell’idea. La luce è ciò che vediamo, quindi attraverso il suo buon utilizzo siamo in grado di narrare quello che ci serve o nascondere per esaltare. La luce è come le parole per il poeta: le seleziona per formare la sua frase immortale. Ma seleziona anche quelle da non dire.
È soprattutto nell’invisibile che si rivela il sublime.
Ho notato che inizialmente la tua attenzione era in gran parte rivolta a nature morte, mentre ultimamente stai approcciando (con un successo strepitoso) anche alla figura umana.
A cosa è dovuto questo passaggio?
Penso si sia trattato di un passaggio fondamentale. Attraverso la natura morta volevo narrare l’umanità, ma sicuramente questo non bastava più. Il richiamo alla figura umana è diventato troppo suadente per non cedervi. Ci sono cascato e mi sono innamorato!
Secondo quali criteri scegli i soggetti che poi andrai a realizzare? Lavori dal vivo o avvalendoti di fotografie? E generalmente quanto tempo passa prima che un lavoro venga completato?
L’aspetto più difficile è la ricerca del soggetto. Quando a un certo punto vedo una persona che va bene per essere resa “immortale” sento come una sorta di eccitazione dentro di me, come un sentimento di sfida, di competizione con me stesso. Mi scatta l’energia creativa. È bruttissimo quando a volte questo non viene ricambiato e il modello/a non vuole collaborare. Solo io so cosa ho perso…
Lavoro sia dal vivo che attraverso una mappa fotografica. Per terminare un lavoro ci metto mediamente un mese.
Cosa pensi dell’arte contemporanea e nello specifico della pittura contemporanea, in Italia?
Ti ribalto la domanda, così forse comprendi la risposta: cosa intendi per arte contemporanea? Cosa intendi per “pittura”? :)
Ci sono pittori contemporanei che stimi e ammiri e che in qualche modo hanno influenzato le tue opere?
Ce ne sono molti! Per la pittura italiana (citandone solo alcuni): Gianluca Corona, Maurizio Bottoni, Giorgio Salmoiraghi, Mario Donizzetti, Marzio Tamer, Agostino Arrivabene e molti altri.
Per la pittura straniera (citandone solo alcuni): Anthony Waichulis, Serge Marshenikov, Daniel Sprick, Antonio Cazorla.
Per il disegno, tra gli italiani ho sempre ammirato Andrea Boyer, e tra gli stranieri Armin Mersmann e Kike Meana.
C’è qualcosa in cantiere per il futuro, che non puoi dire a tutti (ma a noi ovviamente si? :D )
Tra qualche mese terrò una personale presso la Galleria Restarte di Bologna, ma in data ancora da destinarsi!
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.