Yemen, «sposa-bambina di 8 anni muore dopo la prima notte di nozze»
Dicono che femminicidio sia una brutta parola, talmente cacofonica da non meritare nemmeno un decreto legge a riguardo. Forse è vero, forse quello che rappresenta, il crimine che si porta dietro, è così abbietto e amorale da rendere illeggibili anche dodici semplici lettere; in realtà è semplice da spiegare: “la forma estrema di violenza di genere contro le donne, attraverso varie condotte misogine […] che può culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa.“.
E quelli di Marilia, la giovane brasiliana uccisa dall’uomo che credeva si sarebbe per sempre preso cura di lei e di suo figlio, e di Rawan, la sposa-bambina venduta dal padre e morta dissanguata dopo la prima notte di nozze, sono solamente gli ultimi di una serie ( 78 dall’inizio del 2013 ) di atroci delitti legati a qualcosa che solo lontamente può definirsi amore.
Io non so cosa spinga un uomo a maltrattare, violentare, perseguitare, perfino a uccidere una donna, la “sua” donna, non so se sia la paura o l’insicurezza o una qualche folle e inspiegabile mania di possesso, non so se ci si può appellare alla cultura o all’etnia o all’incapacità di intendere e di volere. Non lo so. Però credo, e ci credo con una fede incrollabile, che le donne abbiano qualcosa di speciale, una marcia in più, una passione che le anima, un’energia che non la ritrovi in nessun altro angolo del mondo.
Alice Innocenti
Alice Innocenti, ventun anni, amante delle parole. Di ogni tipo di parola. "Nella vita vera non posso cancellare, tornare indietro, ripensare a quello che ho detto, correggerlo. Allora scrivo. Per prendermi la rivincita sulle parole. Per raccontare come sarebbe andata se avessi scelto quelle giuste".