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A sorsi di birra: Il sabato del villaggio 2013

A sorsi di birra: Il sabato del villaggio 2013


Il mio amico M mi ha fatto riflettere sull’intimo senso dello scrivere e raccontare esperienze, sensazioni, emozioni. Di quello che viviamo ed immagazziniamo in scatole più o meno ordinate nel nostro cervello, nitide o sfocate che siano. E sulla impossibilità di rinchiudere in poche righe anche il solo, immenso infinito di un piccolo granello di un attimo ben trascorso. Di appiccicare sul foglio gli infiniti pezzetti che raccontano la storia di un bel momento passato, spingendo al contempo i nervi all’estremità delle labbra a spostarsi leggeri un po’ più su di un sorriso.

Ma se è vero che lo scrivere è un modo di rivivere qualcosa una seconda volta, allora un senso per questa “nuova” rubrica  A Sorsi di Birra posso trovarlo. Forse riesco a bere da capo (stavolta a sbafo) al Villaggio della Birra 2013 e ogni altra occasioni a venire…

Giunto all’VIII edizione, il Villaggio rappresenta uno degli imperdibili eventi accuratamente selezionati da ciascun beone che si rispetti. Quest’anno la location è stata spostata dalla storica frazione di Bibbiano, nei pressi del T.n.T. Pub, al Parco della Fattoria di Piana, a metà strada con Buonconvento, in uno spazio incantevole per la vista bucolica delle campagne senesi. Da sempre rappresentativa di birrifici belgi di difficile reperibilità, la manifestazione ha stupito più di qualcuno nell’edizione appena trascorsa, per l’altissimo livello produttivo degli espositori presenti.

L’appeal di Jef Van den Steen di Brouwerij De Glazen Toren è offuscata unicamente dalle sue creazioni, vincitrici indiscusse del festival.
Spaziali (come al solito) la Jan de Lichte (7,5%), double blanche morbida, fragrante e di estrema bevibilità, la Lentebier (9%), saison caratteristica, avvolgente e strutturata,  e la Saison d’Erpe Mere (6,9%), leggermente meno in forma rispetto alle sorelle ma saldamente tra gli esempi più pregiati dello stile.

Foto di Emanuela Marottoli

Tra le molte tripel presenti la più interessante mi è parsa la Jambe de Bois (9%) di Brasserie de la Senne, birra potente e corposa, con note complesse di frutta a polpa gialla e un elegante accompagnamento dei luppoli, perfettamente equilibrata e bevibile nonostante la struttura. Un pelo al di sotto della prima ma altrettanto elegante ed equilibrata ho trovato la Ceci n’est pas une Tripel (8%) dell’impronunciabile birrificio t Hofbrouwerijke.

Gioiello di pregevole fattura che mi ha notevolmente colpito è stata la Hommel Dry Hopping 2013 (7,5%) di Het Sas, “hoppy” Belgian Blonde di straordinaria limpidezza, eccelso buquet floreale al naso e notevole equilibrio in bocca, col la struttura maltata di base ben compensata da una netta secchezza e amaro nel finale, a richiamare un altro sorso.
Da andare matti inoltre il trittico Donker Brew 12 Madeira, Donker Brew 13 Cognac ed Extra Strong Grappa (12%) di Hof Ten Dormaal, maturate in botte dei rispettivi spiriti. La più particolare è risultata l’ultima, di colore chiaro, schiuma pannosa e persistente e le complesse e pungenti note di legno e grappa ben in evidenza, ma di eleganza tale da sorprendere al contempo per l’incredibile (pericolosa) bevibilità.

il Villaggio ha sorpreso inoltre per una manciata di presenze di eccellenza del panorama brassicolo internazionale. I norvegesi di Nøgne ø hanno confermatole aspettative personali con un mucchietto di birre eccelse: la #500 (10%), Imperial Ipa perfettamente riuscita, con una base maltata ben costruita a bilanciare una valanga di luppoli che richiamano frutti esotici e resine da ogni parte; la 100% Peated (8,5%), birra “smoked” tanto torbata da stendere i più fedeli amanti del genere; infine, la Dark Horizon 4thEdition (16%), imperial stout da capogiro (nel senso letterale del termine) ed uno spessore in bocca da caffè borghetti.

Gli olandesi di Emelisse, personalmente non troppo amati in passato, mi hanno invece sorpreso con un’altra imperial stout, la Whitelabel Single Hop (11%), estremamente tostata e complessa, con un deciso amaro finale. Anche i danesi di Haandbryggeriet hanno impressionato per l’ottima fattura delle proprie creazioni: notevole, tra le altre, la Dark Force (9%), wheat stout molto morbida ed equilibrata nella sua complessità.

Ma il Villaggio è anche italianità. E tra i migliori devo citare Valter Loverier di Loverbeer e il suo coraggioso mondo fatto di prodotti geniali e molto ricercati: in ottima forma la Beerbera (8%), “fruit ale” che coniuga mosto di birra e pigiato di uva barbera che ne avvia la fermentazione spontanea, per una sorprendente esplosione di sentori vinosi, ciliegia, mora e legno.

Tra i numerosi eventi di contorno è stata la volta dell’attesa presentazione del progetto video dei ragazzi di Beer In Italy, partorito dopo circa un anno di fatiche in giro per l’italia, conquistando ad ogni occasione d’incontro l’affetto e la partecipazione dei frequentatori dell’ambiente. I ragazzi, mossi da una passione ammirabile, hanno reso in maniera ben costruita e divertente lo spirito di quello che è, oggi, la Birra Artigianale in Italia: qualità, condivisione, spensierata allegria.

“Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave”


Umberto Calabria

Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.

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