http://www.youtube.com/watch?v=nryWkAaWjKg
Credo di avere già speso alcune parole sulla bontà dei frutti della midseason televisiva. E quest’anno ci siamo ritrovati nell’ orto un cocomero bello grosso, che forse nemmeno ci aspettavamo visto che non avevamo seminato nulla. e invece eccolo lì, con il suo nome accattivante che dietro nasconde tutto un universo che è quello femminile, e come solo le donne sanno (e purtroppo pure alcuni uomini), l’ universo femminile è un fottuto casino. E qui potrei cadere in qualche clichè, donne da venere uomini da marte, ma ecco, diciamo che noi signore vediamo l’ordine dove altri vedono un accozzaglia di scelte sbagliate e di parole non dette, e questo ci basta. Giusto un paio di settimane fa Netflix lancia la sua nuova serie tratta da un omonimo bestseller e dal titolo Orange is the new black, non allarmatevi però, nessuno ha dato di matto cercando di obbligare tutte noi amanti del look total black di cambiare il nostro guardaroba (con me non funziona neanche sotto tortura).
Piuttosto provate ad immaginare lo scenario, siete sul procinto di sposarvi ma il passato torna a mordervi le chiappe e venite spedite in carcere per più di un anno. Perché, dite voi? Avete frequentato la ragazza sbagliata dopo l’università, vi siete innamorate di lei e l’avete accompagnata nelle commissioni abituali di chi lavora per un cartello internazionale della droga. Eccitante vero? Un’ incredibile avventura, di quelle da raccontare quando incontri i vecchi compagni del liceo e farsi belle delle proprie inestimabili esperienze di vita. E poi andate avanti, cominciate a mangiare bio, mettete su una piccola impresa per la creazione di saponi organici e poi arriva la giustizia americana che ti infila una tuta arancione visibile dallo spazio.
Ecco, immaginate una brava persona che ha fatto qualche cazzata che pensava di nascondere sotto il tappeto che si ritrova rinchiusa con la più peculiare fauna sulla faccia della terra, con l’aggiunta della sua ex. Sicuramente il tema carcerario è già stato affrontato, ma diciamocela tutta, solo dal punto di vista maschile, qui non abbiamo sessioni di bodybuilding durante l’ora d’aria, niente fazioni che si accoltellano perché un afroamericano ha dato del pelato ad un confratello ariano. Bensì abbiamo della forzata solidarietà femminile, delle scene saffiche di quando in quando (una ragazza non può fare sempre tutto da sola) e le storie delle recluse, riportate sottoforma di brevi flashback, come a voler lasciare in sospeso la vita fuori dal carcere e concentrarsi solo su quella dietro le sbarre, che nonostante tutti gli sforzi alla fine è l’unica che conta.
Scritta bene e girata pure meglio, è stata creata dallo stesso ideatore di Weeds, serie pluripremiata giunta alla sua conclusione la stagione passata.
Caldamente consigliata, disponibile on line per intero nonostante sia stata lanciata solo quindici giorni fa, pone al centro le questioni legate all’ identità delle protagoniste, sessuale, gerarchica o religiosa, le quali necessitano di un ruolo all’interno di quel mondo fuori dal modo che è il carcere femminile.
Pur essendo catalogabile sotto la voce “drama” prende tutta la faccenda con una certa ironia, aspettatevi quindi tutto e il suo contrario: non so se avete mai convissuto per qualche tempo con un paio di ragazze nella vostra vita…i feromoni fanno più danni delle cavallette.
Beatrice Lombardi
Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.